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Primavere arabe, un fallimento

                                                                                                    di Piero Orteca

Il sanguinoso attacco terroristico di Tunisi conferma le peggiori previsioni, quelle fatte dagli specialisti di “intelligence” che campano a pane e sicurezza. Non credete alle voci false e melense dei politicanti che s’improvvisano analisti “di comodo” e raccontano di improbabili percorsi democratici, manco fossero medaglie da appendersi al petto. No, la realtà è un’altra. Le cosiddette “Primavere arabe”, lodevolissime nello spirito, sono state un formidabile fallimento nella sostanza. E se oggi ci ritroviamo con un bacino del Mediterraneo in subbuglio, con un Medio Oriente in fiamme e praticamente ingestibile e con un Golfo Persico sull’orlo di una guerra quasi-nucleare tra sunniti e sciiti, ebbene i colpevoli hanno nomi, cognomi e indirizzi ben definiti. Uno spicchio considerevole del pianeta, dalla Mauritania, attraverso i due-terzi del continente africano, passando per la Penisola Araba fino all’Asia Centrale è ormai diventato un’immensa “macro-area”di crisi, dove si saldano di continuo conflitti vecchi e nuovi. Le incartapecorite ricette diplomatiche, che (forse) andavano bene al tempo della Guerra fredda, non hanno più efficacia. Viviamo nell’era della complessità e le sole risposte plausibili sono quelle fornite da una “flessibilità” dettata dal buon senso. Altri calcoli non funzionano e anzi rischiano di ottenere effetti opposti. Gli Stati Uniti flirtano con l’Iran e annunciano di aver cancellato Hezbollah dalla lista delle organizzazioni terroristiche? E Netanyahu, a sorpresa, rivince le elezioni in Israele, rendendo nei prossimi mesi il Medio Oriente, per Obama, non un’autostrada verso la democrazia, ma una gibbosa trazzera tutta in salita. Intanto il “Califfo” approfitta delle politiche occidentali verso l’Islam, raffazzonate e condotte da dilettanti allo sbaraglio, per lanciare i suoi attacchi “in franchising”. Arriva dove le sue milizie non esistono e offre una copertura mediatica a tutti gli arrabbiati islamisti “fai da te”. Come in Tunisia e in Libia. I fatti parlano chiaro: oggi il terrorismo fondamentalista è più forte, più sfacciato e più sanguinario di prima. Punto. Il resto lo lasciamo a quelli che, per costruire un mondo migliore, stanno finendo per demolirlo definitivamente. 

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