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Il Fisco “pesa” sulla fragile ripresa

Il premier Renzi lo dice da mesi e lo ha ribadito anticipando le linee guida del Documento economico finanziario: il 2015 segnerà la fine della recessione. Le riforme, a cominciare da quella che ha rivoluzionato il mondo del lavoro, daranno la spinta decisiva. E la “fortuna”, ovvero la svalutazione dell’euro e la vertiginosa discesa dei prezzi del petrolio, potrebbe accelerare gli effetti virtuosi dell’azione di governo. L’Italia deve prepararsi a brindare? A ben guardare neppure l’Europa può consentirsi di farlo, tanti sono i problemi insoluti che non vanno dimenticati, “complice” l’euforia da quantitative easing. Un sintetico promemoria. La Grecia è alla bancarotta, si commetterebbe un clamoroso errore continuando a elargire prestiti con i soldi dei contribuenti europei. La crescita è in leggero aumento, ma le previsioni per l’anno in corso e per il 2016 indicano, relativamente all’Area Euro, uno stentato 1,3%. La disoccupazione rimane sopra l’11% e tocca il 22% tra i giovani, con picchi da tragedia sociale in alcune aree euromediterranee. La crescita, ogni qual volta si evidenzia, è inferiore a quella degli Stati Uniti e non copre mai le voragini lasciate dalle fisiologiche fasi di recessione. Il settore bancario è appesantito dall’enorme massa dei crediti incagliati, nonostante i miliardi di euro degli aumenti di capitale. Il welfare ha costi insopportabili, pure per le economie più forti. Gli ipertrofici apparati statali continuano a imporre politiche fiscali da rapina – in Italia, tra tasse nazionali e locali, è stato superato il tetto del 50% – a scapito di investimenti e consumi. L’Europa soffre di gigantismo e di una pericolosa, patologica mancanza di governance, con conseguente perdita di credibilità interna ed esterna. E come se non bastasse è in rotta di collisione con la Russia. Cahiers de doléances? Forse sì, per non dimenticare i fatti che impediscono all’economia del Vecchio Continente di ripartire con slancio. I titoli di Stato e le Borse che fanno scintille, drogati dalla politica monetaria espansiva della Bce, non devono ingannare. Quanto all’Italia, il... decisionista Renzi la strada maestra che conduce alla rinascita economica dovrebbe conoscerla bene: drastico ridimensionamento dell’apparato statale (troppi papponi) e conseguente, massiccia riduzione delle tasse. La percorrerà fino in fondo o si perderà, facendo finire il Paese nel vicolo cieco di un declino senza ritorno?

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