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La concreta presenza
di Nitto Santapaola
a Terme Vigliatore

Il maresciallo Giuseppe Scibilia informò il colonnello dei carabinieri Mario Mori solo il 5 aprile del 1993 della concreta presenza del latitante mafioso Nitto Santapaola nella zona di Terme Vigliatore (Me), pur avendo richiesto già a febbraio di attivare le intercettazioni per vagliare questa possibilità. Lo ha detto il maresciallo Scibilia deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia, davanti alla corte d'assise d'appello di Palermo. "Sapevamo che 'l'avvocaticchio', tale Giuseppe Gullotti, aveva preso in mano le redini della mafia di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) e che quando Santapaola si spostava da quelle parti veniva ospitato da lui - ha spiegato - Lo sapevamo da una fonte confidenziale e chiedemmo di poter effettuare delle intercettazioni al procuratore di Barcellona Pozzo di Gotto (Me), Olindo Canali. Quelle intercettazioni furono riconodotte in qualche modo all'omicidio del giornalista Beppe Alfano, perché altrimenti avremmo dovuto chiederle alla Dda di Messina".

 "Misimo sotto controllo alcuni telefoni riconducibili a Giuseppe Gullotti e poi ad aprile sentimmo quella sembrava la voce di Santapaola - ha proseguito - Con Mori parlai qualche giorno prima genericamente di questa possibilità che Santapaola si trovasse da quelle parti, ma la comunicazione ufficiale la diedi solo la sera del 5 aprile". Scibilia sentì la voce di Santapaola, intercettato mentre si trovava negli uffici di Domenico Orifici, in via Verdi 7 a Terme Vigliatore (Me). "Durante quelle intercettazioni - ha aggiunto - sentimmo parlare un certo 'zio Filippo' che sembrava Santapaola. Presi un pezzo di registrazione e lo feci ascoltare a un nostro informatore che conosceva bene il boss. Quella sera, verso le 22, chiamai Mori che mi disse che si sarebbero attivati. Poi non seppi più nulla".

Non fu la sparatoria che coinvolse il figlio di un imprenditore di Terme Vigliatore, Fortunato Imbesi, inseguito dai carabinieri del Ros il 6 aprile del 1993 e raggiunto da diversi colpi di arma da fuoco, a fare scappare il boss latitante Nitto Santapaola da Terme Vigliatore (Me). Lo ha ribadito, dopo averlo già affermato in altri processi, Giuseppe Scibilia, l'ex maresciallo dei carabinieri che il 5 aprile di quell'anno sentì la voce di Santapaola, intercettato mentre si trovava negli uffici di Domenico Orifici, in via Verdi 7 a Terme Vigliatore. Scibilia depone al processo sulla trattativa Stato-mafia. Per Scibilia a insospettire Santapaola furono invece delle 'civette' della polizia, che stazionavano in via Verdi il 14 aprile. Il boss avrebbe comunque abbandonato Terme Vigliatore solo il 29 aprile successivo. Santapaola fu arrestato il 18 maggio successivo in provincia di Catania. L'episodio della sparatoria, secondo l'accusa, è da ricondursi alla cosiddetta trattativa Stato-mafia che vedrebbe coinvolti i vertici del Ros: la sparatoria sarebbe stata finalizzata a mettere in allarme il boss latitante Nitto Santapaola, che si nascondeva a Terme Vigliatore, per farlo fuggire. "Seppi della sparatoria dopo, perché mi stavo ancora occupando delle intercettazioni - ha aggiunto Scibilia - Mi dissero che Imbesi venne scambiato per il boss palermitano Pietro Aglieri, all'epoca ricercato. Non credo che questo possa avere in alcun modo fatto scappare Santapaola da Terme Vigliatore". Scibilia ha anche affermato di essere andato a Lipari, qualche giorno dopo la sparatoria, dal procuratore di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) Olindo Canali, che aveva autorizzato le intercettazioni, dicendogli di avere la certezza che il latitante si trovasse a Terme Vigliatore e della necessità di proseguire le intercettazioni. Nell'udienza di ieri, Canali ha detto di ricordare la visita di due carabinieri ma di avere parlato con loro di altro. (ANSA).

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