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Lo sfogo della sorella
di Paolo Borsellino

"Mio fratello Paolo ha parlato proprio qui a casa Professa nel suo ultimo, sofferto, discorso di qualche 'Giuda'. Oggi mi è venuta in mente questa parola, chissà perché. Io so quanto sia pesante dover ammettere, anche quando non vorresti, che forse hai fatto male a fidarti di qualcuno con cui hai condiviso tante cose, che forse è meglio camminare da soli. La delusione fa male, perché quando percorri la strada dell'impegno e senti l'urgenza del cambiamento che ti preme dentro, hai bisogno di sapere che le persone che ti stanno attorno non ti stanno tirando una fune per farti inciampare". Lo ha detto ieri Rita Borsellino, sorella del magistrato ucciso dalla mafia 23 anni fa, concludendo l'incontro "Legami di memoria" organizzato dall'Arci a casa Professa, a Palermo, in occasione dell'anniversario della strage di via D'Amelio. La sorella del giudice ucciso nel 1992 ha fatto riferimento all'intercettazione pubblicata dall'Espresso e smentita dalla procura di Palermo nella quale il medico del governatore Rosario Crocetta, Matteo Tutino, avrebbe detto che "Lucia Borsellino va fermata, va fatta fuori come suo padre". "Quando ti rendi conto che è così, il dolore, lo scoraggiamento, il senso di impotenza rischiano davvero di distruggerti e alla fine sei costretto a fare i conti con una realtà che non vuole la verità, ma anzi la rifiuta", ha aggiunto Borsellino. "La cosa che mi ha fatto più male? Certamente la notizia in sé, come lo sconcerto davanti allo squallore di certe frasi, e poi le continue smentite - ha proseguito Rita Borsellino rivolgendosi alla platea - Questo è l'inizio dell'ennesimo buco nero. La nostra storia, e non parlo solo di quella palermitana, di buchi neri ne ha troppi". "Questa polemica pilotata e costruita sulle pagine dei giornali temo sia strumentale e funzionale a qualcosa - ha concluso Borsellino - così si rischia di buttare via l'acqua sporca con tutto il bambino; è vero che c'è un'antimafia di facciata, e che c'è sempre stata un'antimafia utilizzata per fare carriera, il rischio c'è, oggi se ne parla di più perché l'informazione è diversa rispetto a 20 anni fa, ma guai se ci scoraggiamo e se torniamo a chiuderci nelle nostre case".(ANSA).

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