Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Isis, il grande
imbroglio Usa

                                                                                                      di Piero Oteca 

 I servizi di intelligence americani tornano per l’ennesima volta al centro di una bufera dalle conseguenze imprevedibili. Questa volta il tombino l’hanno scoperchiato il New York Times e alcuni dei più autorevoli siti web, come “The Daily Beast”. Dunque, se volete sapere perché in Siria e Irak finora gli Usa hanno fatto un classico “baffo” all’Isis, che cresce e si moltiplica, rivolgetevi al Pentagono. Che, però, attenzione attenzione, forse ne sa meno del tabaccaio all’angolo. Sì, perché i report del Centcom, il Comando centrale a stelle e strisce, con informazioni raccolte sul campo da un battaglione di spioni ed elaborate da un esercito di specialisti dell’intelligence (si fa per dire) potrebbero essere “taroccati”, come certi televisori che, made in Napoli e comprati a Mergellina, risultavano essere involucri pieni di mattoni. L’imbroglio rischia di avere conseguenze serie per tutti, a cominciare da Obama, che basava i suoi discorsi televisivi sul Medio Oriente e le sue strategie “segrete” sulle informazioni, strampalate, offertegli dal Pentagono, a sua volta ingannato dai suoi stessi 007. Come scrivono Mark Mazzetti e Matt Apuzzo sul New York Times, cresce la rabbia tra i congressisti, siano essi democratici o repubblicani, che cominciano a rendersi conto della possibile e colossale presa in giro. Come sempre capita, in tutti gli ambienti di lavoro, qualcuno “messo da parte” ha cantato, denunciando la catena di imbrogli (per ora solo “ipotizzata”, ma l’inchiesta galoppa) che dipingeva la guerra al “Califfo” come una passeggiata. Quando gli analisti della casa-madre (il Pentagono) hanno verificato i dossier in arrivo dal Medio Oriente si sono messi le mani ai capelli: non ne quadrava uno. Ora il problema è di stabilire se il papocchio sia stato confezionato in buona fede, magari esagerando le vittorie e minimizzando le legnate subite o se, ancora più grave, in tutto l’affaire ci sia dolo. E siccome la stampa parla apertamente di “manipulation”, la cosa piglia una piega che potrebbe far cadere molte teste. Bridget Serchak, portavoce dell’Ispettore generale del Ministero della Difesa americano, ha ammesso che è stata aperta un’inchiesta, per definire l’origine e la portata del danno fatto. Per capirci, l’imbroglio funzionava così: le informazioni raccolte sul campo dagli agenti, sguinzagliati in ogni angolo, che dipingevano un quadro realistico (e quindi drammatico) della situazione, venivano rielaborate e “ammorbidite”, se non stravolte. Qualcuno faceva bella figura e molti altri, però, ci lasciavano la pellaccia, perché venivano esagerati i (molto presunti) successi dei bombardamenti ed erano taciute le incapacità degli alleati, come l’esercito irakeno, di combattere contro l’Isis. L’effetto domino si è ripercosso, a cascata, su tutti i vertici, militari e politici, della nazione, a cominciare dalla Casa Bianca e dal Consiglio per la Sicurezza Nazionale. Per cui non è azzardato dire che negli ultimi mesi Obama è stato il capitano di una nave di cui non conosceva la rotta. Sai che bellezza, per lui e per noi. Ora (è ovvio) si farà di tutto per soffocare lo scandalo, ma chi doveva sapere, già sa. Come i servizi segreti dei Paesi alleati, che guardavano gli americani di sguincio da un pezzo, fidandosi il meno possibile. Al centro della bufera ci sarebbe il maggior generale del Centcom Usa, Steven R. Grove. Secondo gli analisti mediorientali più scafati, comunque, la faccenda è grossa e scappa da tutte le parti. Divergenze sugli scenari ricostruiti dall’intelligence sono normali, si dice, ma questa volta i contrasti tra le varie agenzie di 007 sono proprio stridenti. Guerra di spie? Forse. Anzi, sicuro, a sentire gli spifferi di corridoio, che già s’intrecciano preannunciando nuove e clamorose rivelazioni. Comunque, che la patata bollente abbia già cominciato a circolare vorticosamente, ustionando molte mani, è più che scontato. Mercoledì il comandante in capo del Centcom, generale Lloyd J.Austin III, dovrà testimoniare davanti al Senato dove, state sicuri, lo faranno nero. D’altro canto l’aria che tira è rispecchiata dalle dichiarazioni, bipartisan, degli inferociti congressisti. Adam Schiff, democratico della Commissione Intelligence della Camera, ha detto “di prendere molto seriamente le accuse fatte, di manipolazione delle informazioni”. Schiff, comunque, non si è lasciato scappare l’occasione di sparare a palle incatenate contro molti dei precedenti report sul Medio Oriente, specie quelli che venivano ciclostilati al tempo di Bush (figlio). Il deputato democratico, in cauda venenum, ha voluto ricordare tutto il guazzabuglio di report sulle armi di distruzione di massa, che sarebbero state definite come “in possesso di Saddam Hussein”. Tutto falso, ovviamente. Prove fabbricate a tavolino per convincere l’opinione pubblica e quei quattro brachettoni degli alleati occidentali a intervenire militarmente in Irak, con i risultati che ancora oggi, dopo 12 anni di guerre, guerriglie e guerricciole, sono sotto gli occhi di tutti. Ora, i rumors dell’imbroglio spionistico tornano giusto in una fase cruciale per la lotta all’Isis. Secondo il sito web “The Daily Beast”, in luglio uno degli analisti più importanti della Defence Intelligence Agency si sarebbe stancato di vedere i suoi rapporti completamente travisati. Dopo la sua denuncia, al movimento “anti-imbroglio” si sarebbero uniti almeno altri 50 specialisti, provocando un vero e proprio terremoto e inducendo il Pentagono ad aprire una commissione d’inchiesta. Che lo scandalo stia montando non ci sono dubbi. Anche perché fa il paio con i ripetuti insuccessi dei mesi scorsi, collezionati in Siria e in Irak dalle forze alleate. Intanto i repubblicani (siamo nell’anno che precede le elezioni per la Casa Bianca) alzano il tiro e il chairman dell’Oversight Committee della Camera, Jason Chaffetz, ha scritto al Ministro della Difesa Ashton Carter per chiedergli di comparire davanti al Comitato per chiarire la natura e la portata del papocchio, che potrebbe avere serie ripercussioni d’immagine (e di sostanza) anche su Obama. Il presidente ha autorizzato una campagna di pesanti bombardamenti in tutta l’area controllata dall’Isis che, secondo quanto scaturito dalla guerra tra le spie, non sarebbero serviti il resto di niente. Fra l’altro gli Usa, che accusano i russi di “interferenze” in Siria, continuano a tenere in Irak almeno 3.500 “consiglieri militari”, dopo il ritiro dell’US Army, che avrebbe dovuto essere definitivo. Con quali risultati si è visto.

Tag:

Caricamento commenti

Commenta la notizia