Ad uccidere il giornalista Beppe Alfano, la sera dell’8 gennaio 1993, sarebbe stato – secondo le inedite rivelazioni fatte il 23 luglio dello scorso anno ai magistrati della Dda di Messina Vito Di Giorgio e Angelo Cavallo, dal collaboratore di giustizia Carmelo D’Amico – il barcellonese Stefano “Stefanino” Genovese, 41 anni, attualmente in carcere perché deve scontare una pena definitiva a poco più di 26 anni per l’uccisione del “fraterno” amico Carmelo Martino Rizzo, assassinato il 4 maggio 1999, in un’area di sosta a Lauria sull’autostrada Salerno Reggio Calabria. L’ex capo del braccio armato della famiglia mafiosa dei “Barcellonesi”, ha cominciato a parlare del delitto Alfano, nel carcere di Bicocca a Catania, nel primo pomeriggio del 23 luglio 2014, per poi proseguire, i successivi 30 settembre, 15 ottobre e, in ultimo, il 27 novembre 2014. In ogni incontro con i sostituti della Procura distrettuale antimafia, accompagnati dai carabinieri del Ros e dagli investigatori della Squadra mobile, Carmelo D’Amico, difeso dall’avv. Antonietta Pugliese, ha raccontato nuovi particolari ed a volte aggiustato persino il tiro, ritenendo imprecise, di fronte alle contestazioni mosse puntualmente dagli inquirenti, alcune affermazioni fatte nei precedenti interrogatori.
Ulteriori dettagli potete leggerli oggi nel nostro giornale