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Regeni, l'Egitto blinda
i tabulati telefonici

I genitori non credono alla nuova versione

La Procura di Roma la prossima settimana inoltrerà una nuova rogatoria internazionale nella quale saranno riformulate alle autorità egiziane le richieste di acquisizione dei tabulati telefonici di una decina di persone e dei video delle zone frequentate da Giulio Regeni. E' quanto si apprende da ambienti della Procura di Roma che, malgrado il fallimento del summit di ieri, non lascerà nulla di intentato per far luce sull'omicidio di Giulio Regeni. 

 "Fonti vicine alla delegazione giudiziaria egiziana" tornata al Cairo da Roma hanno confermato al sito del quotidiano egiziano Youm7 che per l'Egitto è "incostituzionale" la richiesta italiana di produrre i tabulati di tutti i telefoni che il 25 gennaio agganciarono la cella di Dokki, il distretto del Cairo dove quel giorno fu sequestrato Giulio Regeni. Le fonti hanno precisato che la richiesta è "contraria all'articolo 57 della Costituzione" egiziana che protegge la privacy di "mail telefonate e ogni sorta di comunicazioni". Inoltre si tratterebbe di qualcosa di "estremamente difficile da realizzare" dato che l'esame di simili tabulati "necessita di una tecnologia moderna e tempi lunghi".

Il richiamo per consultazioni a Roma dell'ambasciatore italiano in Egitto è la "misura immediata", la prima, a seguito del mancato cambio di marcia sulle indagini per chiarire la tragica morte di Giulio Regeni e, sugli altri passi, "ci lavoreremo nei prossimi giorni". Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, a Tokyo per partecipare al G7 degli Esteri di Hiroshima di domani e lunedì, rimanda a quanto detto di recente in parlamento. "Ricordo sempre gli aggettivi che ho usato e cioè che adotteremo misure immediate e proporzionali: questo ci siamo impegnati a fare e questo faremo".

Rientrando al Cairo nella notte, i componenti della delegazione di magistrati e responsabili della sicurezza egiziani che hanno partecipato alle riunioni a Roma sul caso di Giulio Regeni hanno "rifiutato di rilasciare qualsiasi dichiarazione sulla missione". Lo riferiscono fonti aeroportuali al Cairo. 

 

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