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Nuove opportunità per l’Italia

Nuove opportunità per l’Italia

Quando non si va d’accordo sulle cose fondamentali, è meglio lasciarsi con una stretta di mano. È una regola di buonsenso che dovrebbe valere per tutti, Stati compresi. Il Regno Unito non si sentiva più in linea con l’Unione Europea e ha votato di conseguenza? Addio, senza troppi rimpianti. E rapidamente.

Certo, l’Ue perde un “socio” importante, ma nessuno è indispensabile. Assisteremo a profondi e necessari cambiamenti, dovremo fare i conti con una serie di sfide che tuttavia diventeranno, se affrontate nel modo giusto, opportunità. Un rimescolamento di carte che interesserà a maggior ragione l’Italia, che potrebbe ritagliarsi un più rilevante spazio politico-finanziario. Fantasie? No, ci sono obiettivi a portata di mano e occorrerà solo creare i giusti presupposti.

Milano potrebbe ospitare, giusto per cominciare a parlare di cose concrete, l’Autorità di vigilanza bancaria (Eba), attualmente a Londra, tenuto conto che Parigi ospita già l’Esma, l’ente che monitora gli strumenti finanziari e i mercati, e Francoforte la Banca centrale europea e l’Eiopa, che vigila su assicurazioni e pensioni.

È utile poi che Roma solleciti una riflessione sulla prospettata integrazione tra la Borsa di Londra – che comprende Piazza Affari – e quella di Francoforte, coinvolgendo gli attori interessati: Ue, Governi, Autorità di vigilanza, banche. Nella governance del nuovo mercato finanziario globale l’Italia può essere determinante grazie a numerosi punti di forza, tra i quali un’esperienza sui mercati obbligazionari che non ha eguali. Se la City perderà influenza molte istituzioni finanziarie e le multinazionali potrebbero scegliere Milano o Francoforte come quartier generale. Perché non riconvertire l’area dell’Expo e favorire un... esodo verso la Pianura Padana?

Al contempo grandi occasioni sul fronte politico. Il Paese da tempo è stato messo ai margini dal “triumvirato” Parigi, Berlino, Londra. A Bruxelles i tre moschettieri hanno occupato le poltrone più “pesanti”, dove si gestisce il vero potere, relegandoci a un ruolo subalterno. Un esempio? La lingua italiana deve faticare per riguadagnare spazi all’interno dell’Ue! Adesso potremmo rientrare in gioco su più fronti: siamo del resto uno dei sei “soci fondatori”, convinti europeisti, e se ne dovrà tenere conto.

Non è scontato, ovviamente, che le opportunità diventino cose concrete. Occorrerà proporsi con forza e superare, al contempo, il deficit di credibilità. Il Governo Renzi, in proposito, può lanciare segnali importanti: taglio netto dello spaventoso debito pubblico e fine della politica troppo buonista in tema d’immigrazione. Più che problemi, bombe a orologeria per l’Italia e per la stessa Europa.

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