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Il Piano anticorruzione?
"Solo un pezzo di carta"

Il Piano anticorruzione? "Solo un pezzo di carta"

E' rimasto sostanzialmente "un pezzo di carta" il piano anticorruzione delle amministrazioni. Lo rileva il presidente dell'Autorità anticorruzione, Raffaelle Cantone. Sono stati esaminati 1900 piani, la cui qualità, sostiene Cantone, "appare modesta": l'analisi del contesto esterno è assente per oltre l'84% dei casi, la mappatura dei processi delle aree a rischio obbligatorie è di scarsa qualità in circa 3/4 dei casi, mentre le misure di trattamento del rischio sono adeguate solo in 4 casi su 10.

"Queste criticità - evidenzia Cantone alla presentazione della relazione annuale dell'Anac - sono confermate anche dall'attività di vigilanza: nel corso del 2015, sono stati aperti ben 929 procedimenti istruttori, alcuni relativi ad importanti amministrazioni come Roma Capitale e il ministero dello Sviluppo economico". "L'attuazione insoddisfacente del Pna - secondo il presidente dell'Anticorruzione - è riconducibile a diversi fattori: in primis, le difficoltà organizzative delle amministrazioni, complice la scarsità delle risorse finanziarie, ma anche un diffuso atteggiamento di mero adempimento formale, limitato ad evitare le responsabilità in caso di mancata adozione del Piano. A ciò si aggiunge il problema, sempre più evidente, dell'isolamento del Responsabile della prevenzione della corruzione (Rpc) nella formazione e nell'attuazione del Piano, a fronte del sostanziale disinteresse degli organi di indirizzo politico, che il più delle volte si limitano a ratificare il suo operato, approvando il Piano senza alcun approfondimento o supporto reale all'attività".

"La realizzazione di alcune grandi infrastrutture ha confermato numerose criticità, quali le carenze nella progettazione e l'apposizione di numerose varianti e riserve". Lo dice il presidente dell'Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, alla presentazione della relazione annuale dell'Anac. "Anche a causa di lunghi e complessi contenziosi - osserva Cantone - molte opere si sono 'arenate' e non hanno ancora visto la luce. Tra queste figurano rilevanti infrastrutture viarie pensate per lo sviluppo del Mezzogiorno. È il caso dell'anello ferroviario di Palermo che, messo a bando nel giugno 2006, nell'ottobre 2015 registrava un avanzamento fisico pari al 3% dell'importo dei lavori, e dell'autostrada A14 Bologna-Taranto, per la quale sono stati sottoscritti ben tre accordi transattivi". "Diffuse anomalie - prosegue il presidente dell'Anac - sono state rilevate in relazione ad altre reti ferroviarie come l'Alta Velocità a Firenze e la Metro C di Roma. L'Autorità ha constatato, ancora una volta, le disfunzioni nel sistema di affidamento al contraente generale". "A dir poco paradossale - aggiunge - è poi la vicenda della diga sul Fiume Melito: inserita nei programmi della ex Cassa del Mezzogiorno, con progetto approvato nel 1982, ad oggi non solo l'opera non ha ancora visto la luce, ma è addirittura in fase di rivisitazione lo stesso intervento".

Si registra un "parziale insuccesso" del whistleblowing, cioe' il meccanismo di segnalazione di illeciti, irregolarita' e frodi da parte dei lavoratori. Lo rileva il presidente dell'Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, presentando la relazione annuale dell'Anac. "Nel 2015 - osserva Cantone - le segnalazioni pervenute direttamente all'Anac (ben 200) sono aumentate anche se raramente si sono rivelate utili, perché provenienti in gran parte da soggetti che non avevano trovato soddisfazione con la denuncia all'autorità giudiziaria o all'interno della propria organizzazione". "Le constatate e innegabili criticità - aggiunge - non giustificano, però, l'idea di un accantonamento del whisteblowing che, lungi dallo stimolare istinti di generica rivalsa, vuole esaltare l'importanza, anche etica, del contributo collaborativo dei pubblici dipendenti". (AA)

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