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Trump galoppa
e Hillary arranca

Media sondaggi, Trump sorpassa Clinton

Toh! Stai a vedere che quanto si dice in giro ha un fondo di verità. In diversi ambienti americani, a Donald Trump, l’energumeno repubblicano in corsa per la Casa Bianca, vengono attribuiti poteri iettatori. Insomma, per chi ci crede, lo stroboscopico miliardario dovrebbe avere lo sguardo che incenerisce. O, comunque, occhi sufficientemente “pesanti”, tali da inguaiare qualsiasi competitor. Nel caso specifico, fulmini e saette si sono scaricati sulla capa di Hillary Clinton, candidata democratica allo Studio Ovale, che straparla (fin troppo) già da “Presidentessa”. Purtroppo Mrs. “Lingualunga” non ha fatto i conti col battaglione di “poltergeist” (folletti) che hanno preso in simpatia “Mr. Tantimilioni”. Risultato: alla moglie di “CiccioBilly” è presa una mezza sincope in diretta tv, mentre commemorava i morti di “Ground Zero”. Che, detto per inciso, sono un po’ anche vittime della politica estera e degli interventi “umanitari” dell’era Clinton. E siccome gli elettori americani a tre cose sono particolarmente sensibili (nell’ordine, tasse, frottole e salute) beh, allora dobbiamo dire che in nessuna di queste opzioni Hillary sta messa bene. E Trump? Per certi versi, almeno per quanto riguarda le menzogne, starebbe messo peggio. Ma gli elettori, stranamente, nel suo caso sono più “comprensivi”. La scorsa settimana l’Economist ha addirittura dedicato la copertina “all’arte di mentire dei potenti”. Una delle chiavi sembra quella di spararle grosse, ma così grosse che qualche dubbio ti viene. Questa è la specialità di Trump, quando dice, ineffabile, che Obama «è il fondatore dell’Isis e la Clinton la sua aiutante». Chiaramente una palla. Però c’è chi, direttamente, indirettamente o per metafora, piglia l’affermazione sul serio. O comunque con un dubbio che suona condanna pregiudiziale. Menti pure, ma se mi dici cose che mi piacerebbe sentirmi dire finisco (strumentalmente) col crederci. Un’altra palese menzogna di Trump riguarda la nazionalità di Obama. Ma almeno questa se l’è rimangiata. È andato però all’attacco della scorta di Hillary (“rinunci alle armi”) e della politica cubana di Obama, giudicata “troppo generosa”. Nonostante cotanti strafalcioni (è un mezzo mistero) però i sondaggi lo premiano. Dunque, la “Bibbia” Usa dei polls (affidabilissima, perché fa la media di tutti gli istituti di rilevazione), cioè RealClearPolitics, spinge al rialzo Trump, che “overall”, cioè nel totale del voto popolare, sarebbe in vantaggio di diversi punti (per il Los Angeles Times addirittura 6). Rasmussen Report dà avanti il repubblicano di 2, mentre Fox News e CBS / New York Times lo considerano “tie”, cioè “incollato”. Certo, i sondaggi vanno interpretati. Ma anche confrontati con le stesse fonti di una settimana fa. E qui c’è poca discussione. Per ora il vento è girato. Naturalmente le previsioni più corrette sono quelle che tengono conto dei delegati Stato per Stato. Ma anche in questo caso per Hillary sta suonando la sveglia. L’improvviso colpo di coda (è il caso di dirlo…) di Trump si estende anche ad aree geografiche “swing”, che oscillano, e dove basta poco per perdere carrozza e cavallo. Sono i cosiddetti “battlegrounds”, che decideranno chi arriverà alla Casa Bianca. Nell’ormai mitico Ohio, Trump è ripassato in vantaggio (di 3 punti, per Suffolk), in Michigan ha quasi riacciuffato la Clinton (Detroit/Free Press), cosa già avvenuta in North Carolina (“tie” per Civitas). In Florida, poi, secondo la CNN, il repubblicano sarebbe “in fuga” di tre o quattro punti. Occhio, perché in alcuni Stati “sensibili” una grossa mano a Trump la stanno dando gli indecisi (che cominciano a entrare massicciamente nei sondaggi) e le concomitanti elezioni senatoriali, con Rubio (Florida) e Portman (Ohio) che stanno facendo sentire il loro formidabile effetto-traino. È difficile dire se questo trend continuerà anche nel medio termine e se i repubblicani potranno mettere Hillary alle corde. Per ora la moglie di Bill paga alcuni errori dei suoi “strategist”, che hanno messo troppo silenziatore su alcune delle zone d’ombra che la circondano. A cominciare dall’infausto periodo speso al Dipartimento di Stato, dove si è rivelata inadeguata, tanto da abbandonare nave ed equipaggio alle prime mareggiate. Hillary “paga” anche l’ingombrante ombra del marito. Molti democratici non digeriscono la moglie di Bill. E poi la sua candidatura non è stata digerita da molti democratici, che la ritengono una versione di “Dynasty” riveduta e corretta. Molti non le perdonano gli attacchi sboccati e un po’ razzistici” rivolti a Obama nelle Primarie del 2008. Altri fanno la tara e le addebitano il disastro libico, dove Hillary ha espresso il peggio di sé, andando appresso a quell’altro incapace e complessato di Sarkozy. Certo, il migliore alleato della Clinton è proprio Trump, l’impresentabile energumeno piovuto sui repubblicani come l’asteroide che sterminò i dinosauri. Però è ancora presto per dire come andrà a finire, anche se Bernie Sanders (l’altro candidato alle Primarie democratiche) teme il peggio. Hillary è nelle sabbie mobili dello scandalo delle “e-mail”, un osso duro da rosicare per i suoi difensori. L’Fbi ha fatto il possibile per non pestare i calli alla candidata democratica, ma più si va avanti e più vengono a galla “bavette” che non promettono nulla di buono per lei . L’ultima riguarda i tecnici che hanno cancellato dal computer di Hillary le prove della sua strafottenza: avere utilizzato messaggi personali per parlare di argomenti scottanti e di casi “top secret”. Gli attentati in Libia (in cui è stato ucciso anche l’ambasciatore Usa) sono forse conseguenza dei suoi pettegolezzi da canasta? Beh, i tecnici incaricati di taroccare il computer hanno evitato di “cantare” e si sono trincerati in un mutismo degno del Kgb. Un altro tecnico si è invece eclissato. Per l’Fbi è tutto “normale”. Hillary Clinton è stata solo “imprudente”, manco si trattasse della lista della spesa. I repubblicani (e non solo loro) sentono invece puzza di bruciato. Il chairman del Committee che sta indagando, il senatore repubblicano Jason Chaffetz, ha detto che porterà tutti davanti a un giudice. Minaccia da non prendere sottogamba. La domanda è: fino a che punto al Federal Bureau of Investigation sono disponibili a coprire la Clinton? Da questo particolare, a cascata, dipende anche chi andrà a occupare lo studio Ovale al posto di Obama. Dal cilindro potrebbe perfino uscire fuori l’energumeno. Per la serie “al peggio non c’è mai fine”.

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