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Hillary prevale,
ma solamente “ai punti”

Hillary prevale, ma solamente “ai punti”

Calma e gesso. Non facciamoci influenzare dai commenti a caldo della stampa americana sul dibattito televisivo tra Hillary Clinton e Donald Trump, col repubblicano che, per il Los Angeles Times, resta sempre in vantaggio di tre punti. Sì, è vero, la prima impressione è che la candidata democratica alla Casa Bianca abbia “vinto” il confronto. Ma questo, in un certo senso, lo sapevamo già. Come “appeal” da statista proprio non c’è partita tra i due. Troppo più esperta e scafata Hillary per sperare di demolirla in diretta tv. Piuttosto, era lei che aveva il coltello dalla parte del manico, ma non le è riuscito di affondarlo nelle vive carni del suo avversario. Ha prevalso, ma “ai punti”, e più nella forma che nella sostanza. Perché Trump è ancora vivo e vegeto, accucciato nel suo angolo del ring e pronto a tornare all’assalto. Dopo i primi “polls” a caldo, diversi autorevoli commentatori cominciano a parlare di “pareggio”, come Charles Krauthammer, e sottolineano che forse il dibattito è stato un’occasione persa dalla Clinton per chiudere i giochi. Secondo Kurz (Fox News), la Clinton si è concentrata sugli slogan, mentre Trump ha parlato di fatti, come quando ha detto che in Medio Oriente finora gli Usa hanno gettato dalla finestra sei trilioni di dollari. Non è importante che il “popolo del web”, fortissimo dove la Clinton è già forte (California, New England etc.), abbia apprezzato la performance di Hillary. Perché le elezioni le segneranno gli “indecisi” e il nocciolo duro dei sostenitori dell’altro candidato democratico, Bernie Sanders, sconfitto alle Primarie. Questi elettori hanno accolto più volte di traverso l’invito di Sanders a votare per Hillary. Spernacchiandolo. Trump si è presentato al dibattito in grisaglia d’ordinanza, esprimendosi con un tono sotto le righe. Insomma, avrà perso, ma non ha certo fatto la figura del goliarda presuntuoso e pasticcione. Intendiamoci: i tratti sono proprio quelli del bifolco “riuscito” e arrogante, con un ritaglio di moquette incollato in testa. Ma attenzione, il “look” non basta ad affossarlo. Un brillante economista come Bryan Caplan parla dell’Herd istinct (Istinto del gregge) e dimostra che spesso si vota non per il “migliore”, ma per il meno antipatico. E Hillary sta sulle scatole a mezza America.

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