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Un Paese a sovranità limitata

Un Paese a sovranità limitata

Chi conosce il poker sa bene che i bluff riescono raramente. Anche in politica va, più o meno, allo stesso modo. Così il nostro governo, seduto al tavolo verde di Bruxelles, sul tema dell’immigrazione ha esaurito la sua dote di... credibilità. Qual è il bluff smascherato? Si continua a chiamare in causa l’Europa perché è poco solidale con l’Italia e non intende prendersi in carico neppure una piccola parte delle migliaia di persone che, ogni giorno, sbarcano sulle nostre coste. Mancanza di solidarietà, come dicono a Roma? No, gli “alleati” dell’Ue hanno sempre detto, a chiare lettere, che occorre fare una netta distinzione tra veri profughi e migranti economici. L’Italia, invece, accoglie tutti e i rimpatri ammontano a poche migliaia l’anno. Un modo d’agire che ne attira sempre di più. Porte aperte pure per coloro che arrivano a bordo di imbarcazioni che battono bandiera estera. I porti del Sud sono zona franca, a quanto pare per scelte avventate legate alla Missione Triton. In cambio di cosa abbiamo accettato di diventare un Paese a sovranità limitata? Inutile ricordare che Sicilia e Calabria sono state trasformate nello zerbino d’Europa e avrebbero diritto, prima di altri, di sapere il perché. In proposito è utile ricordare un cardine fondamentale del Diritto internazionale marittimo: la territorialità di ogni natante è legata alla bandiera. Cosa significa? Quando un naufrago sale su una nave, la stessa diventa il territorio di primo arrivo e colui che è stato soccorso, conseguentemente, va in carico al Paese di riferimento dell’armatore. Non occorre modificare le regole di Dublino, come sostengono certi politici, per evitare di essere i fessi d’Europa. Basta, infatti, applicare i Codici e le consuetudini in vigore. La sicurezza per operazioni di salvataggio? La garantiscono analogamente i porti maltesi, francesi, spagnoli, tunisini, marocchini. Ma i nostri vicini badano ai loro interessi, noi invece no! Altro bluff-bugia, magari per conquistare qualche titolo sui giornali. Il presidente dell’Inps ha dichiarato che se chiudessimo le frontiere, in un paio di anni, salterebbe il sistema pensionistico. Qualcuno crede davvero che chi sbarca in Italia avrà mai la possibilità di lavorare? Una cosa è certa: i conti dello Stato andranno a picco prima delle nostre pensioni. Chi tiene i conti dica la verità e faccia sapere ai contribuenti quanto costa ogni anno, tutto incluso e nulla escluso, questa dissennata politica delle porte aperte per tutti. Senza contare l’impatto sociale, difficilmente calcolabile nel breve termine. Anche in questo caso il conto arriverà, magari tra qualche anno, ma arriverà.

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