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Lampedusa, la svolta:
togliere l’hotspot

Lampedusa, la svolta: togliere l’hotspot

Lancia un appello accorato, Totò Martello, primo cittadino di Lampedusa – dallo scorso giugno – subentrato a Giusy Nicolini, la sindaca dell’accoglienza. «Minacce, molestie, furti – afferma Martello –. Siamo al collasso, le forze dell’ordine sono impotenti, in centro ci sono 180 tunisini che bivaccano e vivono per strada». E rincara la dose. Per spegnere i focolai di una polveriera pronta ad esplodere chiede con forza «che venga chiuso l’hotspot, una struttura inutile che non serve a niente». Martello è sconsolato: «Siamo abbandonati. I bar sono pieni di tunisini che si ubriacano e molestano le donne. Ricevo decine di messaggi di turisti impauriti, gli albergatori, i commercianti e i ristoratori subiscono quotidianamente, non ce la fanno più. C’è un grave problema di ordine pubblico, chiedo l’intervento del ministro dell’Interno».

«Si fa terrorismo, si sta cercando di ricreare il clima di paura – commenta la Nicolini, ora alla direzione nazionale Pd – che c’era a Lampedusa prima della mia elezione, quando si amministrava con logica emergenziale». L’ex sindaca ammette però che dopo la chiusura della rotta libica «si sta riaprendo un flusso – piccoli gruppi – di migranti tunisini».

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