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Nuovo round, M5S chiama il Pd

Nuovo round, M5S chiama il Pd

Dopo il sostanziale nulla di fatto di ieri si attendono le prossime convocazioni della presidente del Senato incaricata dal capo dello Stato di una esplorazione per verificare convergenze tra centrodestra ed M5s.  Il secondo giro di consultazioni a Palazzo Giustiniani riprenderà nel pomeriggio alle 14.30 con la delegazione del centrodestra che si presenterà unita. Alle 17.30 il presidente Maria Elisabetta Casellati ha invece convocato gli esponenti del M5S. Domani mattina la Casellati andrà a riferire al Quirinale sul mandato esplorativo ricevuto per vedere se ci sono possibilità di formare un governo fra centrodestra e M5S.

Sul piatto restano i veti incrociati M5s-Lega. "L'Italia non può aspettare. Non c'e alcuna novità: se tutti continuano a rimanere fermi sulle loro posizioni - dice Matteo Salvini - si creano situazioni che hanno risposta. Vedo se riesco a inventarmi qualcosa di più rispetto al tanto che già come Lega abbiamo ipotizzato per fare partire un governo superando i no, i litigi e i bisticci. Io ultimatum non ne pongo, vediamo se riesco a convincere gli altri".

 "Il Governo non nasce a seconda del passo di lato di Berlusconi - attacca il governatore della Liguria Giovanni Toti ad Agorà su Rai3 -  non diciamo delle cose che non hanno senso, le patenti di legittimità le danno gli elettori, non certo i leader politici avversari". 

E il Movimento cinque stelle torna a guardare al Pd.  "Fosse per noi - dice il capogruppo alla Camera Danilo Toninelli a Radio 102.5 - staremmo già scrivendo il contratto di governo con la Lega. Domani l'ipotesi di un governo di centrodestra sarà finita definitivamente e Salvini dovrà decidere se restare aggrappato alla restaurazione o se scrivere un contratto di governo con noi".  "Purtroppo Salvini continua a restare con quel centrodestra che è un'ammucchiata, noi non staremo mai con Berlusconi". "Noi - ha detto Toninelli - parliamo solo della Lega perché il presidente Mattarella ha dato alla Casellati un mandato specifico ma noi non è che non stiamo parlando al Pd al quale rinnoviamo la proposta di sedersi a un tavolo e scrivere un contratto di governo. Io spero che su sollecitazione anche del presidente della Repubblica facciano un passo avanti. Se il Pd vuole realizzare un programma serio noi ci siamo, noi abbiamo il reddito di cittadinanza e loro hanno il reddito di inclusione, troviamo una via di mezzo e combattiamo la povertà".

I Dem - dal canto loro - per ora stanno a guardare: solo se salterà del tutto il dialogo tra M5s e Lega, il Pd entrerà in partita. E a quel punto anche Matteo Renzi potrebbe dare il via libera a un dialogo cui finora si è detto contrario. Se Fico ricevesse un mandato esplorativo, spiegano i renziani, il Pd potrebbe porre le sue condizioni: no a Di Maio premier e un cambio di linea su temi cari al Pd come il Jobs act e il reddito di inclusione. 

"PD e M5S sono agli antipodi. Penso al reddito di cittadinanza e il reddito di inclusione: metodi distanti tra loro come il polo nord e il polo sud", ha detto però a Radio Anch'io su Radio Uno Rai il deputato Pd Roberto Giachetti esclude un'alleanza. "Da un lato assistenzialismo e dall'altro un aiuto a chi vive una soluzione complicata. Ma si potrebbe parlare anche delle posizioni sulla legge Fornero, sulla sicurezza, sullo ius soli - prosegue -. Le differenze tra noi e M5S sono molto più accentuate rispetto invece a una convergenza tra loro e la Lega. I 5S cambiano posizione sulle questioni di volta in volta a seconda della convenienza. E' affidabile un partito che si comporta in questo modo? Io penso di no".

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