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Trump, una mossa e mille ragioni

Trump scioglie forum economici

Ci siamo: Trump ha deciso di stracciare l’accordo sul nucleare iraniano che era stato promosso e siglato nel 2015, tra gli altri, da Barack Obama. L’annuncio è stato dato con quattro giorni d’anticipo rispetto alla data prevista, e anche questo solleva ulteriori perplessità. Nel frattempo, da Israele arrivano già “rumors” insistenti, che riguardano movimenti di forze armate occidentali. Unità americane, francesi e inglesi. Questo significa che Londra e Parigi (componenti del Gruppo “5+1”) sapevano e hanno cominciato a muoversi di conseguenza. D’intesa con gli americani e con Gerusalemme, è ovvio. Si temono improvvisi colpi di testa degli ayatollah (poco probabili per ora) e soprattutto di Hezbollah, il Partito di Dio sciita, che intanto ha vinto le elezioni in Libano. Con tutto quello che ne consegue. La verità è che Netanyahu ha messo fretta a Trump e che lui ha abbozzato, col rischio di far saltare definitivamente per aria tutti i precari equilibri mediorientali. Perché? Qualcuno pensa che le vere motivazioni della Casa Bianca, in questa fase, potrebbero essere sia politiche che “personali”. Nel senso che Trump, visti i guai che sta passando in patria, tutto può fare, meno che mettersi contro la lobby ebraica del Congresso. Punto. Altre ragioni strategiche riguarderebbero le pressioni in arrivo (assieme a tanti dollari, per tutti, nella regione) dagli sceicchi sauditi, che vedono come fumo agli occhi la potenza iraniana e temono, quanto gli israeliani, la crescita di un Iran “nucleare”. Ricordiamo che l’Arabia Saudita è arrivata al punto da chiedere bombe atomiche “in affitto” al Pakistan. Pare che il francese Macron e la britannica May abbiano davvero cercato di far ragionare Trump. Ma il sacro fuoco che gli brucia le terga (Rischio di impeachment? Elezioni di mid-term?) ha indotto il Presidente Usa a tirare dritto. Anche a costo di scatenare il putiferio, in uno spicchio di pianeta già martoriato e da cui transita una larga quota del petrolio mondiale. Già, il petrolio. Indovinate a chi gioverà, in primis, l’accendersi di tutte le lampadine rosse del pericolo nella regione? Ma ai produttori e ai mercanti di greggio, è naturale. Se la crisi dovesse esplodere, i primi “missili” ci arriveranno addosso ai distributori di benzina. Col prezzo che potrebbe salire di colpo.

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