Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Mariverticali, Plessi libera l’energia dell’acqua

In mostra a Milano a Palazzo Reale. Dodici imbarcazioni in metallo che puntano verso il cielo e si illuminano dei colori dell’oro

Il grattacielo nominato “Bosco Verticale” dell’architetto Stefano Boeri, carico di premi oltre che di alberi, ha fatto il giro del mondo. Piante, arbusti, fogliame e rami che si arrampicano su per i balconcini, danno agli occupanti delle relative abitazioni l’impressione di trovarsi in qualche remoto sito della giungla. Pare non ci sia sistemazione più esaltante, nel cuore di Milano. Maggiori perplessità hanno destato i Mariverticali. Come mai saranno? Onde? Marosi? Tsunami? Acqua vera o tecnologia? A realizzarli ha pensato Fabrizio Plessi.
In verità, ci aveva pensato già tre anni fa, per festeggiare il suo ottantesimo compleanno. Poi la pestilenza del Covid bloccò qualsiasi iniziativa. L’idea è stata messa in opera adesso, in una mega mostra a Milano, Palazzo Reale, sala delle Cariatidi, fino al 10 settembre 2023. Una ricorrenza ottuagenaria c’è comunque tutt’ora in quanto data di 80 anni fa il rovinoso bombardamento della seconda guerra mondiale che cambiò per sempre l’aspetto del fantastico spazio delle “Cariatidi”. Il restauro, nella impossibilità di recuperare l’assetto originale della fastosa sala, è stato condotto con mano essenziale, risuscitando l’atmosfera barocca grazie a una sorta di operazione-fantasma. È quella che consente all’allestimento della mostra dei Mariverticali di manifestarsi in tutta la sua bellezza. Difficile trovare spazio più spoglio e fascinoso.
L’impatto è travolgente: sono dodici gigantesche imbarcazioni in metallo alte nove metri che dal suolo dove sono infisse puntano verso il cielo con una audace inclinazione. Lo scafo è di acciaio nero ma nell’abitacolo della barca, attraverso una spettacolare installazione elettronica site-specific (curatori Bruno Corà, Alberto Fiz e Marco Tonelli, progetto espositivo di Lissoni & Partners), fluisce incessantemente un liquido dorato.
Fabrizio Plessi torna così a uno dei suoi motivi ricorrenti: la barca del «navigatore solitario nel mare della contemporaneità dove non c’è mai bonaccia» dice l’artista.
Cos’è la contemporaneità? «È un aspetto del nostro tempo e va vissuto come una necessità» risponde.
Nato a Reggio Emilia nel 1940, Fabrizio Plessi vive a lavora a Venezia. Qui è nata anche la sua mostra Liquid Light/ Liquid Life tenuta nelle sale espositive dell’Arsenale e della Galleria Franchetti Ca’ d’Oro.
Tra i pionieri della video arte nel mondo e tra i primi ad aver utilizzato il monitor televisivo come un vero e proprio materiale fin dagli anni Settanta, Plessi ha creato opere sit-specific per spazi antichi e classici, come piazza San Marco, la Valle dei Templi di Agrigento, la Lonja di Palma de Maiorca, le Terme di Caracalla, la Sala dei Giganti di Palazzo Te a Mantova. È con l’insolito materiale del monitor televisivo che l’artista riesce a cogliere le infinite possibilità espressive offerte da questo mezzo, trasformando la percezione dell’arte stessa. Suo elemento favorito, fin da principio, è l’acqua. Già nel 1972 usciva il suo libro Plessi Acquabiografico, denso di disegni, progetti, fotografie che lui stesso considera la radice della sua ricerca artistica. E insieme la televisione, che compariva in quegli anni. «Certo il video è una risorsa creativa importante – commenta Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale – ma non è sufficiente a coprire l’orizzonte del suo intervento artistico. Qui c’è ben altro. Plessi sapeva che con quei mezzi sarebbe riuscito a comunicare: creare un ponte tra il presente e il passato, tra le conquiste spaziali e le Grotte di Lascaux. L’antico artigianato sapiente dell’uomo e la più avanzata tecnologia finalmente convivono in una perfetta simbiosi tra ieri e domani».
Da 12 mostri di acciaio nero riempiti di massa liquida non ci aspetterebbe un tale coinvolgimento. E invece si è sommersi. Certamente immersi in un grande mare che non c’è. Risacche e onde lontane si infrangono ai nostri piedi quando si entra nel salone. Siamo in balìa di quel moto vigoroso e implacabile. I barconi sono immoti eppure il loro slancio verso il cielo impone speranza di resurrezione. Dice ancora Plessi, piccolo uomo fragile dai lunghi capelli bianchi: «L’energia dell’acqua come tema dominante e trainante che bagna, lava e purifica tutte le secche del nostro inevitabile quotidiano». Il suo messaggio per esorcizzare il nostro destino.

Caricamento commenti

Commenta la notizia