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Scuola, sanità e occupazione: a Cosenza i numeri cancellano la speranza

Tutti i report amplificano il divario con gli altri territori. Dimensionamento rigoroso in una terra che registra il 14% di abbandoni. Dal 2019 Confartigianato ha calcolato una perdita di posti pari al 4%

Al Sud è sempre tutto più difficile. Chi è nato qui sa bene che questa è la terra del grande vuoto dove manca tutto, persino la speranza. Quella frattura storica che separa le due Italie non si è mai rimarginata. Il Nord è vivo, è ricco e s’ingrassa. Il Mezzogiorno, invece, non cresce più. Anzi, continua a sprofondare. Lo confermano le ultime stime del Pil che segnalano una crescita zero nel terzo trimestre in tutta Italia e con un meridione che soffre di più, sorpassato da altre aree depresse dell’Europa. La povertà dilaga, soprattutto, in Calabria, anche perché qui lo Stato non lo trovi mai. La traccia della sua assenza è ben visibile nella Sanità (Agenas ha appena sfornato i dati con le performance degli ospedali italiani dell’ultimo anno e tra i peggiori figurano l’Annunziata e il Mater Domini) e l’impressione è che il sistema-salute calabrese non funzioni per una disparità di mezzi messi a disposizione dallo Stato. Il Sud è orfano anche nella scuola (la prova è quel piano del dimensionamento degli istituti che ha colpito il 60% delle autonomie di Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia) nonostante livelli di povertà educativa che sono in linea con quelli che definiscono la povertà sociale ed economica. E, poi, naturalmente, c’è la dispersione scolastica. A Roma si pensa a dimensionare nel nome di una spendig review che non tiene conto delle coordinate geografiche.

La situazione nel Cosentino

In Calabria e nel Cosentino, dietro l’abbandono scolastico, la frequenza irregolare, l’insuccesso o il ritardo negli studi si annidano storie di disagio. Sono trame spesso invisibili, vissute da ragazzi che iniziano col disertare le lezioni e finiscono, poi, per abbandonare definitivamente le aule, diventando manodopera a buon mercato per la ’ndrangheta. Le stime dicono che in Calabria la fuga dai banchi raggiunga il 14%, uno degli indici più alti del paese. Questa è una terra con gli occhi lucidi, piegata su di un fianco, incapace di dar risposte ai suoi giovani. Ma lo Stato qui non c’è. Il suo disinteresse si ritrova nell’occupazione con due giovani su tre che affogano senza lavoro. L’Ufficio studi di Confartigianato ha già lanciato l’allarme nel Cosentino con un trend di lavoratori occupati che, nel periodo 2019-2023, è letteralmente crollato facendo registrare un saldo negativo di ben 4 punti percentuali (solo Crotone ha fatto peggio in Calabria con un -5,1%) e una dinamica tendenziale di crescita pigra tra il 2021 e il 2022 che si ferma al +1,4% (nessuno nella regione come Vibo che cresce del +13,1%).

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