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Putin stravince, ma Usa e Gb contestano il voto: "Elezioni non libere"

Il primo dato non tiene conto del voto elettronico a distanza. Navalnaya: "Sulla scheda ho scritto il nome di Alexei"

Una vittoria scontata, un copione ripetuto, questa volta da record. Il presidente russo, Vladimir Putin, ha ottenuto nella tornata presidenziale di tre giorni che si è svolta in Russia, oltre l’87% dei consensi, con un risultato unico nella storia, accompagnato da un affluenza superiore al 74%, come sottolineato dalla Commissione elettorale, che ha ricordato che nel 2018 il presidente era stato eletto con il 76,69 per cento dei voti 2 nel 2012 con il 63,6%.

Un trionfo annunciato, all’ombra della morte del suo principale oppositore, Alexei Navalny, deceduto in carcere solo un mese fa, ma soprattutto di una guerra senza fine con l’Ucraina che ormai contrappone l’Occidente alla Federazione russa.

Tra i primi commenti, arrivati pochi minuti dopo che i media russi davano i primi risultati degli exit poll, quello del presidente ucraino, Volodymir Zelenski. «Putin è un uomo ubriaco di potere che vuole regnare per sempre. Questa persona deve finire sul banco degli imputati dell’Aja», ha detto il leader di Kiev. Poi i paesi occidentali più critici contro lo "zar". La Casa Bianca ha parlato di elezioni nè libere nè giuste, e a seguire il commento sullo stesso tono del ministro degli Esteri britannico, David Cameron: «Questo non è ciò che dovrebbero essere delle elezioni libere ed eque, gli elettori non hanno avuto scelta». Dall’Europa ha tuonato la Polonia parlando di voto «non legale». E con discrezione il presidente tedesco, Frank-Walter Steinmeier ha fatto sapere, dalle pagine di Tagesspiegel, che non invierà lettere di congratulazioni al presidente russo rieletto.

Il ministero dell’Interno russo ha gettato immediatamente acqua sulle polemiche spiegando che il processo elettorale non ha fatto registrare «nessuna violazione». Ma la protesta interna, iniziata già da giorni, è proseguita anche oggi. Protagonista di quest’ultima giornata di voto Yulia Navalnaya che ha presentato l’appello «Mezzogiorno contro Putin». L’iniziativa, lanciata dal carcere prima di morire dal marito Aleksei Navalny e rilanciata da numerosi altri oppositori del regime di Mosca che si trovano all’estero o in Russia, prevedeva l’accesso in massa nell’ultima delle tre giornate elettorale a mezzogiorno (le 10 in Italia) per votare per uno qualsiasi dei candidati alternativi al presidente e creare file ai seggi. Lei, la vedova dell’oppositore, era alle 12 in fila davanti al seggio allestito nell’ambasciata russa a Berlino. Acclamata da una folla di sostenitori, Yulia ha votato scrivendo sulla scheda il nome del marito, Alexei. «Ho scritto il nome Navalny perchè non è possibile che un mese prima delle elezioni, il principale oppositore di Putin, già in carcere, venga ucciso», ha detto alla stampa.

Ancora da copione il risultato degli 'oppositorì di facciata di Putin nella sfida elettorale che hanno ottenuto percentuali irrisorie: al secondo posto si è piazzato il candidato del Partito Comunista della Federazione Russa Nikolai Kharitonov, con il 4,11% dei voti, seguito dal candidato del Partito Nuovo Popolo Vladislav Davankov, con il 4,01% dei voti. Al quarto posto il candidato LDPR Leonid Slutsky con il 3,11% dei voti.

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