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'Ndrangheta... e scarti, il Comune di Santa Croce sull'Arno si costituisce parte civile

Il Comune di Santa Croce sull'Arno (Pisa) ha deciso di non costituirsi parte civile all’udienza preliminare che si apre il 12 aprile al tribunale di Firenze per l’inchiesta della Dda su traffico illecito di rifiuti, fra cui lo smaltimento del keu - scarto tossico delle concerie -, e il coinvolgimento di ditte riconducibili a clan di 'ndrangheta. Nel procedimento penale è tra gli altri indagata la sindaca Pd, Giulia Deidda. La decisione è resa nota dall’amministrazione comunale precisando che «l'ufficio legale del Comune è pronto ad agire nei confronti degli imputati in sede civile nel momento in cui dovesse emergere la sussistenza di danni comprovabili». Tra i politici imputati c'è anche il consigliere regionale del Pd, Andrea Pieroni, pisano.
La decisione, spiega una nota, «è contenuta in una delibera votata all’unanimità dalla giunta comunale, con l’eccezione della sindaca Giulia Deidda che non ha partecipato alla seduta».
"Diversamente da altri enti locali - si legge nella delibera - il Comune di Santa Croce sull'Arno non risulta aver subito danni materiali come conseguenza dei reati contestati agli imputati e dalle indagini non sono stati identificati siti potenzialmente contaminati sul territorio comunale. In base a quanto accertato non è immediato riuscire a fornire prova del danno materiale o immateriale subito dal Comune per effetto dei contestati reati ambientali e che costituirsi parte civile, allo stato attuale, porterebbe invece il Comune di Santa Croce a dover sostenere sin da subito significativi costi di natura legale e di aggravio amministrativo per la struttura senza sapere se sussistano o meno concrete possibilità di ottenere un risarcimento dei danni».
«L'amministrazione - si spiega ancora - potrà agire direttamente in sede civile nei confronti degli imputati nel caso in cui dovesse in seguito emergere la sussistenza di danni comprovabili».
Infine, conclude l’atto, riferendosi al coinvolgimento di Deidda, «si ritiene opportuno attendere l’esito del giudizio penale prima di intraprendere iniziative nei confronti dei funzionari e degli amministratori pubblici, tenuto conto della possibilità di intervento riservata alla Corte dei Conti dopo che la sentenza sarà divenuta definitiva».

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