
Forestali e balneari in strada. I primi sotto Palazzo d’Orleans, i secondi all’Ars. Si riaprirà così, domani mattina, la stagione delle vertenze alla Regione, con due delle categorie politicamente più influenti che minacciano la rottura delle trattative con il governo e l’avvio di un periodo di forte conflittualità.
Vertenze molto diverse fra loro, alle quali il governo si prepara a rispondere con una strategia nuova. Per quanto riguarda i forestali Palazzo d’Orleans, nella riunione che ci sarà a fine mattinata con i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, ribadirà l’impegno a lavorare a una riforma del settore. Nella quale però perde decisamente quota la possibilità di inserire le stabilizzazioni. L’obiettivo considerato più realizzabile, per vincoli di legge nazionali e di bilancio, è adesso quello di aumentare per tutti i 15 mila stagionali le giornate di impiego.
E qui è necessario fare un passo indietro. L’ira di Cgil, Cisl e Uil nasce dagli annunci disattesi delle misure che dovevano arrivare con la legge di Stabilità nazionale e con la Finanziaria regionale. La Lega si era intestata questa manovra. Che viaggiava su due binari: il coordinatore regionale e parlamentare nazionale, Nino Germanà, aveva annunciato nella Finanziaria targata Meloni-Giorgetti un budget di 55 milioni all’anno per i prossimi 5 anni. Soldi che si sarebbero aggiunti allo stanziamento ordinario della Regione. E con questi gli assessorati all’Agricoltura e al Territorio avrebbero poi aumentato le giornate e lo stipendio dei precari.
Era stato l’uomo forte della Lega in Sicilia, Luca Sammartino, a svelare ai sindacati i dettagli del piano: l’aumento delle giornate lavorative avrebbe coinvolto tutti gli stagionali, che sono 14.783. I 1.926 e che oggi svolgono 78 giornate, e i 7.876 che arrivano a 101 sarebbero saliti fino a 156. I 4.981 operai che fino a quest’anno hanno svolto 151 giornate lavorative dovevano salire fino a 178. Dal 2026 sarebbero scattate le stabilizzazioni, da prevedere in una riforma che doveva vedere la luce insieme alla Finanziaria regionale.
A un mese dal varo delle manovra i sindacati hanno preso atto che da Roma non sono arrivati i 55 milioni e che la riforma è insabbiata all’Ars. Da qui la decisione di tornare in strada: «Basta prese in giro. La riforma non può più attendere. Di annunci e promesse, tra dichiarazioni farlocche a Palermo e fantomatiche piogge di milioni in arrivo da Roma, ne abbiamo abbastanza», hanno detto i segretari generali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil Sicilia Adolfo Scotti, Tonino Russo e Nino Marino, che hanno organizzato per domani alle 10 in piazza Indipendenza a Palermo una manifestazione di protesta.

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