Lunedì 23 Dicembre 2024

Il Milan vira su Lopetegui: l'ammazza-italiane guru del 4-3-3. Ecco qual è la filosofia di gioco del tecnico basco

Un Milan dall’accento basco. È quello che prenderà corpo per il post Stefano Pioli. Julen Lopetegui Agote di Asteasu, 58 anni il prossimo 28 agosto, è destinato ad occupare la panchina rossonera. Questo è l’orientamento di Cardinale e del suo team di lavoro. Il tecnico spagnolo è fermo da agosto dello scorso anno, quando a risolto il suo contratto con il Wolverhampton a causa delle difficoltà economiche del club inglese. Nella stagione precedente, subentrato a novembre in una condizione di classifica complicata, era riuscito a conquistare un’agevole salvezza. Le tappe migliori della sua carriera si sono svolte altrove. Carriera. Prima di diventare un apprezzato allenatore, Lopetegui è stato un portiere di medio livello. Ha maturato una sola presenza con la nazionale spagnola e la partecipazione ad Usa 1994 come terzo (senza mai guadagnare il terreno di gioco). Pochi mesi più tardi, però, al Barcellona è cominciata la sua parabola negativa. La traiettoria d’allenatore appare essere molto più significativa. Dopo i primi approcci alla nuova professione con il Rayo Vallecano è il Real Madrid Castilla (la squadra B delle Merengues), si mette in mostra quando rileva la panchina dell’Under 21 della Spagna con cui conquistare l’Europeo 2013 in Turchia, battendo in finale l’Italia di Devis Mangia. Erano le Furie Rosse di Carvajal, Koke, Thiago Alcantara, Isco e Morata. Nell’anno successivo si trasferisce al Porto. In Portogallo rimane per un anno e mezzo, fino all’esonero di gennaio 2016. Chiude la sua esperienza lusitana senza titoli. La sua carriera però riparte forte perché in estate è scelto dalla Rfef per prendere le redini della Spagna, dopo l’addio di Vicente Del Bosque. Il percorso di qualificazione al Mondiale è brillante: nessuna sconfitta, primo posto nel girone. A pochi giorni dall’inizio della competizione in Russia, tuttavia, si registra un clamoroso finale. Il presidente della Rfef Luis Rubiales lo esonera ad un giorno di distanza dell’ufficializzazione del suo passaggio al Real Madrid dopo il Mondiale. Per Lopetegui, oltre al danno alla beffa. Il suo ritorno alla Casa Blanca, infatti, è povero di risultati. Sergio Ramos e compagni non decollano e l’esonero giunge già ad ottobre. Riparte nella stagione successiva da Siviglia. In biancorosso arriva circondato da un clima di forte scetticismo. I tifosi sono contrari alla scelta operata dal ds Monchi. Una decisione però che si dimostrerà azzeccata perché al primo anno, condizionato dal Covid, gli andalusi aggiungono un’altra Europa League alla propria bacheca, la sesta. E Lopetegui fa piangere ancora l’Italia: dopo aver eliminato nei quarti la Roma, in finale supera per 3-2 l’Inter di Antonio Conte. A livello personale vince il premio Miguel Muñoz, quale miglior allenatore della Liga (in campionato chiude terzo, a pari merito con l’Atletico). L’anno successivo rimane fino a poche giornate dalla fine in lotta per la conquista del titolo, chiudendo la stagione con 77 punti, record di sempre degli hispalenses in Liga. Raggiunge la qualificazione alla Champions anche nella stagione 2021-2022 ma il suo Siviglia cala da marzo in poi, dando i primi segnali di deterioramento. Ed infatti il corso successivo si apre in modo fallimentare e ad ottobre Lopetegui viene esonerato al termine della sfida di Champions League contro il Borussia Dortmund. Lopetegui lascia il campo in lacrime (il suo addio era già previsto prima della partita), in un Pizjuán che gli riserva applausi scroscianti e cori. L’esatto opposto di quando era arrivato. Filosofia. Il sistema di gioco preferito dal tecnico di Asteasu è il 4-3-3. In alcune circostanze, però, passa al 3-4-3. In alcune sue esperienze ha fatto riferimento anche al 4-2-3-1. La fase difensiva ha grande peso per il suo successo. Un aspetto che sviluppa sempre con particolare cura. Il suo meccanismo di difesa passa pure attraverso una lunga gestione del pallone. Lopetegui ama fare molto possesso palla. Le sue squadre dunque ricercano poco il gioco in verticale, molto spesso sviluppano la manovra attraverso ”la salida lavolpiana” ma non mancano comunque i casi in cui si ricerca la sponda dell’attaccante centrale per evitare la pressione avversaria. L’allenatore basco sfrutta tantissimo i suoi esterni. Il gioco passa poco per i corridoi centrali mentre sono usuali le sovrapposizioni dei terzini. Nel suo Siviglia, in modo particolare, funzionava molto bene la catena composta da Jesus Navas e dall’ex Milan Suso. A livello mediatico, concede pochi spunti e titoli. Spesso nelle conferenze stampa si ripetono frasi stereotipate, a prescindere se l’avversario si chiami Real Madrid o Huesca.  

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