Scene come quelle viste ieri sera al “Franchi” di Firenze richiamano alla memoria casi simili, talvolta ben più drammatici. Tutta Italia ha pregato affinché Edoardo Bove non andasse via per sempre. Lo ha fatto dopo averlo visto stramazzare al suolo. Come spesso accade in questi casi, si teme il peggio. Perché il peggio, purtroppo, è anche capitato: si pensi a Piermario Morosini. Se l'è vista brutta anche Felice Natalino, ragazzo lametino che, nel pieno della propria gioventù, e dopo aver esordito in campionato e in Champions con l'Inter, è stato costretto a dire addio per sempre al calcio giocato a causa del suo “cuore matto”. Non è stato semplice per un ventenne pieno di sogni e aspettative doverle riporre in cassetto e sigillarlo a doppia mandata prima di mandarlo in un angolo recondito della soffitta. Eppure, Felice Natalino è stato in grado di ripartire. Anche grazie all'Inter, che non lo ha abbandonato, integrandolo come giovanissimo osservatore. E lui ha saputo costruirsi una seconda vita nel mondo del calcio. «Devo tanto ai nerazzurri, ci vuole una grande forza ma alla fine si può fare. Anche perché con la salute non si scherza e la vita è talmente sacra da fare passare tutto il resto in secondo piano».
Ieri pomeriggio, Natalino non era ancora a casa per vedere la partita dell'Inter sul campo della Fiorentina. «Ho visto qualcosa di sfuggita, poi, in un secondo momento, ho osservato con attenzione le immagini di Bove e ho pensato di essere stato molto fortunato nella mia esistenza. Sarebbe potuto finire tutto. Auguro a Edoardo di poter riprendere a giocare, ma questo aspetto dovrà valutarlo solo in un secondo momento. Ora è il caso di effettuare tutti i controlli necessari. Già il fatto che stia meglio è un dono. Ciò che mi è piaciuto, in una serata triste, è stato l'atteggiamento delle persone in campo che hanno accelerato le operazioni di soccorso, ormai c'è grande consapevolezza. In quei momenti si deve essere tutti una sola squadra. Credo che quanto accaduto ad Eriksen abbia fatto giurisprudenza anche per ciò che concerne l'atteggiamento da tenere. Non era facile. Bove è nel pieno della carriera e delle forze, gli auguro davvero il meglio, ma adesso è il momento di capire cosa sia accaduto. Con la speranza che possa tornare a calcare i campi di gioco. Io ho dovuto fare a meno di una sensazione del genere, ma oggi sono una persona ugualmente felice e realizzata, perché la vita mi ha dato l'opportunità di esserci ancora».
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