
La vicenda durante Brescia-Sampdoria
«Ero allo stadio, ci ho anche riso sopra. La sua reazione è stata provocatoria ma bellissima, pur sotto la curva dei tifosi di casa. Preferisco una reazione del genere ad altre che ci sono state in passato. Ma il razzismo è un tema delicatissimo». Lo afferma Crescenzo Cecere, procuratore del centrocampista nigeriano Ebenezer Akinsanmiro (foto Club Doria 46), intervenuto a Radio Sportiva dopo il caso di razzismo verificatosi durante Brescia-Sampdoria (serie B).
Il giovane calciatore blucerchiato, in prestito dall’Inter, è stato bersaglio di ululati razzisti provenienti dalla curva Nord dello stadio Rigamonti. Dopo il gol di Coda per il vantaggio della Sampdoria (match terminato 1-1), Akinsanmiro ha reagito esultando ironicamente sotto i tifosi avversari, battendosi i pugni sul petto come se fosse un gorilla. Questo gesto gli è costato l’ammonizione da parte dell’arbitro Massa e il successivo cambio deciso dal tecnico Leonardo Semplici, per evitare ulteriori tensioni.
Le parole del procuratore
«Akinsanmiro l’ha preso col sorriso, questa è la cosa più importante», ha spiegato Cecere. «Ci sono stati insulti, alcuni di natura razziale, altri no. Purtroppo, in alcuni stadi ci sono queste aggressioni verbali che vanno condannate totalmente. L’arbitro ha deciso di ammonire il ragazzo, e l’allenatore lo ha tolto perché ogni pallone che toccava diventava occasione per nuovi insulti. È stato spiacevole: è uscito non per colpa sua, ma per quattro facinorosi con ben poca cultura».
Confronti con altri episodi
Il caso solleva interrogativi sulle decisioni arbitrali in situazioni simili. Perché Reggiana-Bari è stata interrotta per gli insulti a Dorval, mentre Brescia-Sampdoria è proseguita regolarmente? Cecere risponde: «A Brescia, l’arbitro ha sospeso il gioco per qualche secondo e fatto annunciare allo speaker un messaggio contro il razzismo. Akinsanmiro ha deciso di continuare e non si è lasciato sopraffare. Ha reagito con ironia, non con rabbia, e questo gli servirà come esperienza. Non è stato il colore della pelle il problema, ma un tentativo di innervosirlo e farlo uscire dal campo. E, purtroppo, ci sono riusciti».
Un episodio che sottolinea ancora una volta quanto sia necessario combattere il razzismo e tutelare i protagonisti di questi tristi scenari, non solo sul campo ma anche culturalmente.
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