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Everything Everywhere domina i Sag Awards vola verso gli Oscar

Everything Everywhere All At Once domina i Sag Awards e continua la sua corsa verso gli Oscar. La commedia dei Daniel (Daniel Kwan e Daniel Scheinert), costata appena 14 milioni di dollari e che ne ha incassati oltre cento al box office, ha fatto man bassa di premi nella serata del sindacato degli attori, considerato uno degli indicatori più affidabili per gli Academy Awards. Le votazioni per gli Oscar cominciano giovedì, la prossima settimana ci sono i premi degli sceneggiatori e poi si va al 12 marzo, la "notte delle stelle". Distribuito da A24, Everything Everywhere era stato quasi completamente ostracizzato ai Bafta la scorsa settimana, ma Hollywood finora non ha avuto dubbi. Dopo aver vinto sabato il premio della Pga (Producers Guild Association) per la migliore produzione dell’anno - un altro precursore per la categoria del miglior film - ha rastrellato ieri anche i Sag per il miglior cast, per la miglior attrice protagonista (Michelle Yeoh), il miglior attore non protagonista (Ke Huy Quan) e la best supporting actress, Jamie Lee Curtis che ha battuto la favorita Angela Bassett di Black Panther: Wakanda Forever.

Un trionfo per le star asiatiche, ma anche per le attrici "di una certa età": sia la Yeoh che la Curtis sono rare 'over sixty' in una Hollywood che mette da parte le donne quando cominciano a invecchiare. Ha accettato il premio finale (miglior cast) il 94enne patriarca del film, James Hong: «Un tempo Hollywood metteva attori bianchi col nastro adesivo agli occhi nelle parti degli asiatici perchè i produttori pensavano che non ci sapevamo fare e non funzionavamo ai botteghini. Ma guardateci adesso!». E anche per Ke Huy Quan, famoso da bambino in ruoli in film come I Goonies e Indiana Jones e il Tempio della Paura ma poi costretto per vivere a fare lo stuntman, è stata una rivincita. Brendan Fraser di The Whale (un altro film di A24) ha vinto come miglior attore protagonista battendo il vincitore dei Bafta e dei Golden Globe, Austin Butler di Elvis.

Everything Everywhere arriva agli Oscar con undici candidature (più di ogni altro rivale, compreso Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale che ha trionfato ai Bafta e l’altro potenziale frontrunner, Gli Spiriti dell’Isola) ma, come imparò Martin Scorsese al tempo di The Irishman, ottenere un numero di nomination record (dieci nel 2020) non necessariamente significa vincere nella notte delle stelle. Il 12 marzo sarà la prima volta dopo i Bafta in cui la commedia indie cult sul metaverso si troverà di fronte la saga anti-bellica di Edward Berger sulla prima guerra mondiale che non era in concorso nei premi di questo fine settimana, e anche allora i due film concorreranno in categorie diverse tranne che 'best picturè. Una sorpresa finale è dunque possibile, ma per la critica Usa poco probabile. I premi della Sag e quelli della Pga arrivano infatti sulla scia di quelli dell’associazione dei registi (Dga) che avevano a loro volta dato la palma ai Daniel strappandola a un mostro sacro come Steven Spielberg: di tutti i film vincitori delle tre organizzazioni più blasonate di Hollywood solo Apollo 13 di Ron Howard nel 1995 aveva fatto fiasco agli Oscar.

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