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«Elvis il mio amore per sempre»: a Venezia Priscilla Presley emozionata per il film di Sofia Coppola

La regista: un coming of age, una storia di crescita per raccontare come si forma una personalità e come si costruisce un’identità forte

Tutta la vita davanti, le immagini scorrono, si rivede lei bambina a 14 anni a Wiesbaden nella base americana affascinata da Elvis Presley che nel 1959 era già famoso e lì faceva il militare nell’esercito, poi via via la loro storia unica mentre Elvis diventava the King con le fan fuori il cancello di Graceland a strapparsi i capelli e lei prigioniera in una gabbia dorata in attesa che lui la sfiorasse e ancora il matrimonio nel 1967 e nove mesi dopo la nascita di Lisa, poi la crisi e la scelta di lasciarlo nel ’72. «È difficile da guardare un film su se stessi, la propria vita, il proprio amore. La fine del film quando lei va via è la cosa che più mi ha emozionato»: Priscilla Presley, 78 anni, non riesce a trattenersi, la commozione è troppo forte.

A gennaio di quest’anno ha dovuto dire addio alla figlia Lisa Marie, morta per un’occlusione intestinale. Ha deciso di accompagnare a Venezia il film in gara per il Leone d’oro, “Priscilla” di Sofia Coppola, che è basato proprio sul suo libro di memorie Elvis and me, pubblicato nel 1985. «Hai fatto un lavoro bellissimo, hai fatto bene i compiti a casa» ha proseguito turbata.

«È stato molto difficile per i miei genitori capire la storia mia e di Elvis, c’era una grande differenza di età, io ero al primo anno di superiori, e l’interesse che lui provava per me non era comprensibile. Ma io ero lì ad ascoltarlo, lui mi raccontava tutto, i suoi timori, le sue speranze, la perdita della madre che non ha mai superata, io gli davo conforto anche se avevo solo 14 anni. Era un’attrazione unica, non ho mai avuto sesso con lui come magari le persone potevano pensare, era gentile, rispettava la mia età, era un rapporto diverso e quando finì il militare - prosegue a raccontare la vedova Presley - mi chiamava dall’America continuamente raccontandomi tutto, la sua frustrazione come attore che era il suo sogno, non so perché si fidasse così tanto di me, forse perché io ero riservatissima, non mi confidavo con le mie compagne di scuola, e questo rapporto si è basato su questa complicità e riservatezza e così è andato avanti. E quando io sono andata via, 5 anni dopo il matrimonio, non era perché non lo amassi. Elvis è stato l’amore della mia vita ma non riuscivo più a condividere il suo stile di vita. Il nostro è stato un legame per sempre e mi sono assicurata che vedesse nostra figlia Lisa e così è stato», conclude tra le lacrime.

Un anno dopo Elvis di Baz Luhrmann a Cannes con Austin Butler e Tom Hanks manager-colonnello, ancora Elvis al cinema (prossimamente con Vision Distribution) ma visto da Priscilla nell’omonimo film di Coppola interpretato da due giovanissimi attori scelti «per freschezza, sensibilità», dice la regista, più che per somiglianza: l’americana Cailee Spaeny e l’australiano Jacob Elordi, che hanno avuto il via libera dal Sag-Aftra in sciopero in quanto produzione indipendente. The Apartment Pictures (gruppo Fremantle) con American Zoetrope dei Coppola sono i produttori di Priscilla che nel ripercorrere la storia della coppia mette in scena quegli anni, quegli abiti (ci sono look griffati Chanel e Valentino) con una colonna sonora che si smarca dal rock ‘n roll di The Pelvis per oscillare tra Frankie Avalon “Venus” e la struggente I will always love you di Dolly Parton, e poi ricostruisce Graceland e in parte Las Vegas e Los Angeles, tralasciando tutto l’aspetto pubblico di Elvis per concentrarsi sul rapporto tra i due visto da lei.

«Un coming of age, una storia di crescita - spiega Coppola - per raccontare come si forma una personalità, come si diventa chi si è, come si costruisce una identità forte. Penso anche al ruolo delle donne in quell’epoca, ai clichè familiari, a quello che la società si aspettava che facessero. Ma non è una storia femminista - prosegue - ma la storia di una ragazzina che diventa donna, di una fascinazione e di una favola d’amore che però viene decostruita, anche con abusi mentali».

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