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“Enea”, Pietro Castellitto porta in concorso a Venezia la voglia di sentirsi vivi

Anche il padre Sergio nel film di cui Pietro è protagonista, regista e autore della sceneggiatura

I festoni e lo sballo, lo spaccio e il circolo esclusivo, Enea si muove da re del divertimento, traffica in un mondo di lusso cui appartiene, imprenditore del benessere estremo suo e degli altri, sempre tutto griffato. Fa l’istruttore di tennis, ma in realtà è un giovane imprenditore che punta al massimo del successo in una Roma bene che lui stesso abita. Fa il primogenito con il fratello studentello e però ci gioca anche, dialoga con i genitori borghesissimi, il padre psicologo la madre conduttrice di una rubrica di libri in tv, si confida con loro. Con l’amico del cuore Valentino di professione aviatore gestisce pure un ristorante di sushi a Roma Nord e ad una festa conosce una ragazza bellissima di cui si innamora. Enea è il protagonista del film di Pietro Castellitto in concorso a Venezia 80.

Dopo l’esordio premiato dei Predatori, il 31enne figlio d’arte cerca conferme con questo film che ha tra i padrini anche Luca Guadagnino, produttore per Frenesy insieme a Lorenzo Mieli per The Apartment (gruppo Fremantle) e che Vision Distribution farà uscire in sala il 25 gennaio, una data da sempre forte nel panorama distributivo italiano. E la speranza è di poter trovare, dalla première di Enea, anche un’apertura al mercato estero.

Per Pietro Castellitto che del film è protagonista, regista, autore della sceneggiatura, «Enea è un eroe romantico. È un desiderio non elitario quello di sentirsi liberi, trasversale a tutti i giovani, in qualunque città del mondo, in qualunque quartiere ed epoca - sottolinea - la sua famiglia è borghese? Si ma non è apatica, è un cliché quello che generi figli nichilisti, qui la sua famiglia è piena di umanità. Enea vive il paradosso tragico per cui uno la vita la sente meglio se sta in guerra, e lui e il suo amico si inventeranno la loro guerra». Raccontando «il desiderio di sentirsi vivo penso ad un sentire proprio della mia generazione, dei giovani oggi. Il bisogno che muove tutte le scelte di Enea è di sentire dentro di sé il movimento della vita. E se magari i ristoranti, i posti che frequenta possono essere elitari, la vitalità non lo è, è incorruttibile. Tutti noi abbiamo voglia di rendere la propria vita un’avventura, un luogo in cui tutto può succedere».

Enea è anche un film di famiglia: il padre è Sergio Castellitto, il fratello è Cesare, uno dei suoi veri fratelli. «Ho provato in tutti i modi a fare il film senza mio padre, ma sapevo che avrebbe avuto quell’ironia necessaria, nessuno come lui, forse Adam Driver - scherza tra gli applausi - sentivo che era un po’ un destino e sono contento della scelta, è stato il modo per conoscerci meglio, frequentarci in un ambiente diverso. Il set ci ha permesso di scoprirci», racconta. Sergio, cuore di papà, orgoglioso sin da Predatori e poi con il primo romanzo Gli Iberborei, chiaramente stravede.

Enea «è un gangster movie senza la parte gangster. Una storia di genere senza il genere», scherza Pietro Castellitto.

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