Una presenza molto attesa alla Mostra del Cinema di Venezia, quella di Luca Guadagnino, regista palermitano di caratura internazionale, che torna a due anni da “Bones and All” - Leone d’argento alla regia e Premio Marcello Mastroianni all’attrice Taylor Russell – con “Queer”, in corsa per il Leone d’Oro. Un lavoro che nasce da un’intima dialettica tra il cineasta e l’omonimo romanzo breve di William S. Burroughs (1985) - edito in Italia prima da Sugarco e poi da Adelphi – adattato per il cinema da Justin Kuritzkes, già autore per Guadagnino di “Challengers”.
È il 1950 e William Lee (Daniel Craig), cinquantenne americano espatriato a Città del Messico, vive in solitudine, tranne sporadiche relazioni con altri membri della piccola comunità statunitense. Quando in città arriverà Eugene Allerton (Drew Starkey), giovane ed enigmatico studente, l’uomo avrà la possibilità di stabilire una connessione intima con qualcuno e acquisire nuova consapevolezza di sé. Per Guadagnino una folgorazione verso il romanzo di Burroughs alla base del film, al punto da voler scrivere, per poi rappresentarlo, il terzo capitolo del testo originale; ma anche un’identificazione con l’autore che risale alla sua adolescenza.
Il film parla d’amore, solitudine, ma anche di gioia, del loro alternarsi nella vita di tutti. «Penso che la gioia sia stato il punto di partenza – ha detto il regista ieri in conferenza stampa - Quando ho letto il libro avevo 17 anni ed ero un ragazzino solitario e megalomane a Palermo che voleva costruire mondi attraverso il cinema. Ho letto questo piccolo libro, tradotto in Italia col titolo “Diverso”, e questo mi ha dato qualcosa di importante». La mancanza di stereotipi e pregiudizi la premessa per un’identificazione profonda: «La forte connessione descritta nelle pagine di quello che c’è tra questi personaggi, la completa assenza di giudizio sul loro comportamento, in particolare di Lee, il romanticismo dell’avventura e il romanticismo vissuto con chi sei innamorato; tutto questo mi ha trasformato per sempre. Volevo essere leale verso quel ragazzo che ero e ho continuato a pensare di voler portare questa storia sullo schermo».
“Queer” è infatti un viaggio nell’animo umano, che racconta l’amore romantico omosessuale, ma con gioia, col gioco più che col tormento, in cui sessualità ed erotismo vengono rappresentati nella loro “normalità”. «Per le scene intime la coreografia (a cura Lightfoot-Leon Productions) è stata fondamentale – ha sottolineato Craig - Abbiamo cominciato a fare prove per mesi: danzare con qualcuno è una grande strategia per rompere il ghiaccio. Ci siamo avvicinati lentamente a queste scene, anche a livello fisico. Volevamo semplicemente renderle toccanti, reali e naturali. Abbiamo cercato di rendere il sesso anche divertente». Importante il lavoro di ricerca per entrare nel personaggio: «Ho guardato molte interviste a Burroughs per capire che caratteristiche avesse questo personaggio – ha aggiunto - Parlava in modo misurato e profondo e ho pensato che potesse essere parte di lui, quasi una difesa. Volevo capire chi fosse veramente, anche se è difficile capire il confine tra la vita dell’autore e quella della sua creatura».
Fondamentali per le atmosfere del film le location delle riprese, con gli interni a Cinecittà e gli esterni in Sicilia, dove è stata ricostruita l’America Latina del periodo: il Messico all’Orto botanico e nel quartiere della Kalsa di Palermo, mentre a Buonfornello e a Selinunte, alla foce del fiume Belice, sono stati ricostruiti i luoghi di Panama. “Queer” ha infatti avuto il supporto di Sicilia Film Commission e Assessorato Turismo Sport e Spettacolo della Regione Siciliana.
Nel cast anche Lesley Manville, Jason Schwartzman, Andra Ursuta, Michael Borremans e David Lowery. Realizzazione della Fremantle, prodotto da The Apartment con la Frenesy Film Company dello stesso Guadagnino e Fremantle North America, in collaborazione con Cinecittà spa e Frame by Frame, “Queer” sarà in sala prossimamente con Lucky Red.
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