“Il tempo che ci vuole”, la vita vera e il valore salvifico della favola. Fuori concorso a Venezia il film di Francesca Comencini
Un diario personale e intimo, tra ricordi veri e trasfigurati, col focus sul rapporto padre-figlia ne “Il tempo che ci vuole” di Francesca Comencini, presentato ieri fuori concorso alla Mostra del Cinema. Prodotto da Marco Bellocchio e Simone Gattoni con Kavac Film, Les Films du Worso e IBC Movie e la collaborazione di One Art e Rai Cinema. Il nuovo lavoro della regista romana narra quella bella favola che è stata il rapporto col padre Luigi, sin da quando, ancora bambina, sul set de “Le avventure di Pinocchio” (1972), ha capito quanta vita ci fosse nella creazione di quella magia sullo schermo mediata dall’immaginazione. Un rapporto speciale, in cui il tempo e la favola sono due grandi coordinate entro cui i ricordi prendono forma, con una passione in comune come modo di stare al mondo. Presente da molto tempo nell’animo della regista, l’idea del film ha trovato nel lockdown l’impulso definitivo: «Probabilmente era un film che avevo dentro da sempre – ha detto in conferenza stampa - ma ci voleva del tempo sia per sentirmi abbastanza matura dal punto di vista della regia, sia per rielaborare tante cose a livello personale, in maniera libera e serena. Ci vuole del tempo anche per dire grazie. Il tempo è una nozione». «Mentre eravamo in pandemia, chiusi in casa, con la paura che il cinema potesse perdersi, ho sentito forte la necessità di mettere per iscritto questi ricordi che mi avevano accompagnato tutta la vita» ha proseguito. La fiducia e l’approvazione di Marco Bellocchio, suo maestro e oggi produttore del film, il lasciapassare definitivo. Per un lavoro in cui si deve raccontare se stessi e il proprio padre, la scelta degli attori è fondamentale ma anche complessa: «Lo scopo non era cercare una somiglianza. Anche se il film attinge a ricordi veri per me, la memoria trasfigura tutto mettendo in luce alcune cose e in ombra altre, i ricordi sono veri e al tempo stesso sognanti. Non mi sono basata sulle somiglianze, perché c’è stato un passaggio in cui questi personaggi erano il padre e la figlia, solo questo». Complesso lo studio di Luigi Comencini da parte del suo interprete Fabrizio Gifuni per il poco materiale sul grande regista, schivo e lontano da ogni autocelebrazione, finché non si imbatte in uno dei suoi capolavori: «Se vuoi avere un’idea maggiore della persona devi guardare l’inchiesta “I bambini e noi” (1970), insuperata opera documentaria Rai. Lì c’è Luigi, in campo, con la sua speciale qualità di ascolto puro e libero; andava ad intervistare bambini di ogni classe sociale: delle borgate, altoborghesi, del Nord, del Sud, senza nessuna idea preconcetta. Aveva capacità di ascolto ed empatia verso i bambini perché si metteva al loro livello. Quella è stata la mia immersione». Grande responsabilità per Romana Maggiora Vergano, interprete di Francesca Comencini da ragazza (da bambina è l’esordiente Anna Mangiocavallo). «Dopo un primo momento di grande felicità e il sentirsi privilegiata e orgogliosa di essere stata scelta, è arrivata la paura di dover entrare in un lavoro in cui la persona che mi stava guardando e dirigendo era la stessa che andavo a interpretare – ha detto - Questa situazione di imbarazzo è caduta quando, leggendo più volte la sceneggiatura, mi sono resa conto che questa storia ha un respiro universale; tant’è che nel copione non c’è scritto Luigi e Francesca, ma padre e figlia. Questo l’ho discusso con loro e siamo entrati in un viaggio condivisibile e meraviglioso». «Tutto è ispirato dall’idea della fiaba – ha aggiunto Comencini - Questa bambina si trova nell’età in cui crede alla favola e la vede fabbricare sotto i propri occhi con “Pinocchio”. Capisce così la forza straordinaria dell’immaginazione, che è anche una delle chiavi di salvezza. Il padre dice alla fine: “Ho capito che con l’immaginazione potevo scappare”». Nel cast anche Luca Donini, Gianfranco Gallo e - nei panni di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia che hanno interpretato il Gatto e la Volpe nel Pinocchio del regista - il messinese Luca Massaro e il palermitano Giuseppe Lo Piccolo. “Il tempo che ci vuole” sarà in sala dal 26 settembre con 01 Distribution.