Domenica 22 Dicembre 2024

Social network, troppi utenti finti

Utenti finti, utenti veri. Il valore presente – e futuro – di molti social network, nonchè delle aziende che li usano per farsi pubblicità, potrebbe alla fine passare da questa semplice chiave di volta. Ne è convinto Marco Camisani Calzolari, docente di Comunicazione Aziendale e Linguaggi Digitali all’Università IULM di Milano nonchè fondatore di Speakage Italia e Digitalground UK, autore di una delle prime ricerche sull'autenticità dei follower su Twitter.

La ricerca – rimbalzata sul sito del Financial Times – è stata condotta utilizzando come base i dati estrapolati da un programma creato appositamente per analizzare i comportamenti degli utenti su Internet. Sono stati presi in esame solo i profili di grandi aziende che vendono prodotti e servizi, con un seguito di almeno 10mila utenti. Tre i gruppi: aziende internazionali, aziende internazionali presenti in Italia, aziende italiane. La conclusione è che fino al 45% dei follower delle aziende presenti su Twitter potrebbero essere dei 'bot'. Ovvero utenti finti. «Il numero di follower non è più un valido indicatore della popolarità di un soggetto presente su Twitter e non si potrà più prescindere da approfondimenti di carattere qualitativo», spiega Calzolari.

«Molte delle aziende prese in considerazione hanno delegato a terzi le attività di pubbliche relazioni sui social network. In alcuni casi i responsabili delle web agency o dei centri media hanno scelto scorciatoie per dimostrare alle aziende, a loro insaputa, che le attività hanno avuto successo portando tanti nuovi utenti».

Il tema, ad ogni modo, può essere rilevante per future possibili quotazioni dei social network stessi – Twitter, ovviamente, ma anche Pinterest o Foursquare. «Twitter - prosegue Calzolari – ha un valore stimato di 7 miliardi di dollari. Il che significa 70 dollari a utente. Ma la stessa azienda dice che su 500 milioni di utenti solo 150 sono attivi. E' chiaro che ci troviamo di fronte a una bolla che sta per scoppiare e il caso Facebook è un chiaro esempio. Le agenzie di rating dovrebbero tenere conto della differenza fra utenti/follower veri o finti».

«I parametri che si usano per scovare i 'bot“', conclude Calzolari, «possono essere diversi e in quel caso daranno risultati differenti».  La ricetta per creare lo scova-bot perfetto non è insomma unica e irripetibile. Quella che arriva da Milano è la proposta di un modello. «L'importante è essere trasparenti». Dal mondo dell’Accademia a quello del business il passo però è breve. «Potrebbe diventare un servizio? Certo. L’algoritmo che abbiamo usato c'è ed è disponibile. E anche io lo sono», chiosa Calzolari.

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