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Piccolo Aylan, riuscirai
a “svegliare” il mondo?

Il mondo in ginocchio su una spiaggia della Turchia, davanti ad un bambino steso supino che sembra dormire. E la differenza tra l’apparenza di un’immagine e lo shock della cronaca. La foto di Aylan, il piccolo profugo siriano di tre anni annegato davanti alla spiaggia di Bodrum, è rimbalzata nelle ultime ore in tutta la sua potenza visiva sui media e sui social, suscitando l’indignazione del web. Un’immagine forte quanto la crudeltà di ciò che si vede, che spinge quasi tutti a parlare di «naufragio dell’umanità».

In poco tempo la foto ha fatto il giro delle bacheche di Facebook, dei profili twitter e dei blog, rubando spazio come un gigante di fronte ai post, gli status e i selfie di ogni giorno. È giusto pubblicarla o no? Non pubblicarla vuol dire voltare le spalle alla realtà? Pubblicarla vuol dire togliere dignità a quella piccola vittima? Il dibattito è ancora in corso, sotto l’hashtag #Aylan e con fiumi di aforismi e citazioni, dagli anonimi a Dostoevskij, sotto quello scatto.

«Spero fermi il dramma dei migranti», dice Nilufer Demir, la giornalista dell’agenzia di stampa turca che ha scattato la foto. «L’evidenza dei fatti e delle tragedie a cui si assiste hanno una forza di persuasione molto alta», ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Immagini che stringono il cuore» per il premier Matteo Renzi, convinto che «l’Europa non può perdere la faccia». «È diventata il simbolo del fallimento dell’Europa sul piano umanitario», scrive il settimanale cattolico Famiglia Cristiana.

Aylan aveva 3 anni, era nato a Kobane, la città che adesso è un’unica grande maceria, e dove per mesi si sono scontrati i curdi con gli jihadisti dell’Isis. È annegato col fratellino Galip, 5 anni, e la mamma. Unico superstite della famiglia è il padre Abdullah Kurdi. Sotto choc, ripete: «I miei bambini erano i più belli del mondo, meravigliosi. Mi svegliavano la mattina perché giocassi con loro». Racconta di come non sia riuscito a salvarli, quando il barcone su cui erano appena saliti, col mare grosso, si è rovesciato: «Li ho presi tra le braccia ma mi sono accorto che erano morti: le onde erano altissime e la barca si è capovolta».

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