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Caso Diciotti, il Tribunale dei ministri di Catania chiede l’autorizzazione a procedere su Salvini

Matteo Salvini

Matteo Salvini ha «abusato dei suoi poteri» tenendo per 5 giorni 177 migranti a bordo della nave Diciotti «in condizioni psicofisiche critiche» per motivi «meramente politici» e per questo va processato. Il tribunale dei ministri di Catania chiede al Senato l’autorizzazione a procedere nei confronti del titolare del Viminale, sconfessando il procuratore Carmelo Zuccaro che invece aveva chiesto l'archiviazione.

«Ci riprovano ma io non cambio posizione, la politica dell’immigrazione non la fanno i tribunali, i giudici se ne facciano una ragione» replica il ministro in diretta Facebook incassando la solidarietà della leader dell’estrema destra francese Marine Le Pen. «Vergogna quei giudici politicizzati che lo perseguono e vogliono impedirgli di mettere fine all’invasione migratoria».

I magistrati ipotizzano il reato di sequestro di persona aggravato, anche «per esser stato commesso in danno di soggetti minorenni», che prevede una pena da 3 a 15 anni. Salvini, scrive il tribunale nelle 53 pagine del provvedimento, «nella sua qualità di ministro» e «violando le convenzioni internazionali di soccorso in mare e le (...) norme di attuazione nazionali, non consentendo senza giustificato motivo al Dipartimento delle liberta civili e immigrazione di esitare tempestivamente la richiesta di un porto sicuro (...) bloccava la procedura di sbarco dei migranti così determinando consapevolmente l'illegittima privazione della libertà personale di questi ultimi».

Non c'erano infatti, secondo i giudici, motivi di ordine pubblico che potevano consentire a Salvini di impedire lo sbarco e dunque la decisione del ministro è stata presa per volontà «meramente politica». Ma così facendo è incorso in una «esplicita violazione delle convenzioni internazionali»: Salvini «ha agito al di fuori delle finalità proprie dell’esercizio del potere conferitogli (...) in quanto le scelte politiche (...) non possono ridurre la portata degli obblighi degli Stati di garantire nel modo più sollecito il soccorso e lo sbarco dei migranti», così come stabilito dalle convenzioni internazionali, che «costituiscono una precisa limitazione alla potestà legislativa dello Stato in base agli articoli 10, 11 e 117 della Costituzione».

Accuse che Salvini non nega: «lo ammetto e lo confesso. E mi dichiaro colpevole di altrettanti reati per i mesi a venire. Se sono stato sequestratore una volta ritenetemi sequestratore anche nei mesi a venire. Sono pronto all’ergastolo perché ho bloccato e ribloccherò la procedura di sbarco dei migranti». Il ministro chiede che i magistrati «facciano bene e in fretta» e rivendica politicamente ogni scelta fatta. «Io non cambio di un centimetro la mia posizione - promette ai suoi followers - E chiedo agli italiani se debba continuare a fare il ministro oppure se dobbiamo demandare a questo o a quel tribunale le politiche dell’immigrazione. Le politiche dell’immigrazione le decide il governo. Rispetto i giudici e il tribunale di Catania, però arriviamo ad un chiarimento».

In attesa che il Senato si pronunci Salvini rischia però di trovarsi nuovamente nella situazione che lo ha portato a finire indagato. La SeaWatch3, ormai da 6 giorni in mare con 47 migranti a bordo senza avere ancora un porto sicuro, si è avvicinata all’Italia e si trova attualmente davanti alle coste della Sicilia Orientale, tra Catania e Augusta. «Stiamo navigando in una tempesta con onde di 7 metri, pioggia e vento gelido - dicono da bordo - cercando un riparo».

«È l’ennesima provocazione, no, nisba, niet» replica il ministro chiudendo ogni discorso. Parole che trovano una sponda nell’altro vicepremier Luigi Di Maio. La nave, dice il leader dei cinquestelle, «avrà da parte del governo italiano, qualora ne avesse bisogno, supporto medico e sanitario. Dopo di che, invito a puntare la prua verso Marsiglia e far sbarcare le persone sul suolo francese, anziché aspettare inutilmente nelle acque italiane per giorni».

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