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Nega una casa ad una ragazza pugliese: "Sono razzista, non affitto ai meridionali"

«Benvenuti nell’Italia di oggi dove, a quanto pare, c'è da tirare fuori i cartelli con scritto "Non si affitta ai meridionali" perché, evidentemente, non sono ancora passati di moda». E’ l’amara conclusione di Deborah, una ragazza di 28 anni, di origini pugliesi, che si è vista rifiutare l’affitto di una casa proprio perché meridionale, come le ha detto senza tanti giri di parole la madre della proprietaria di casa, con una serie di audio su whatsapp.

Quei file, Deborah ha deciso di pubblicarli sui social: «Per me i meridionali sono sempre meridionali, anche nel 4000, non solo nel 2000. I meridionali, i neri, i rom son tutti uguali. Guardi - si sente chiaramente dire la signora - io son proprio una razzista al 100%». «Ciò che importa - aggiunge - è quello che c'è scritto sulla carta di identità, non è una svizzera, è una meridionale, è diverso». Di fronte alla possibilità di diffondere gli audio, non fa marcia indietro, anzi: «mi raccomando, scriva e pubblichi - sottolinea - che sono salviniana, sto con Matteo, con il capitano».

Pugliese, Deborah vive in Brianza. A giugno decide di trasferirsi a Robeccheto con Induno, in provincia di Milano, per stare più vicina alla sua compagna Laura. Trova un appartamento e avvia la trattativa con la proprietaria, una sua coetanea, fino ad arrivare a una bozza di contratto redatta dal commercialista della stessa. Manca solo la firma. La proprietaria comincia a procrastinare, fino a scrivere che è stata presa la decisione di non affittare, ma di vendere
l'immobile alla luce di un’analisi costi-benefici. «Le rispondo - racconta Deborah - dicendole che non trovo corretto cambiare le carte in tavola all’ultimo minuto e che i patti erano altri. In tutto ciò interviene la madre della ragazza che mi contatta. Il motivo per cui non mi viene data la casa in affitto è perché sono nata a Foggia. Cosa?, direte voi. Esattamente. Sono nata a Foggia e la signora ritiene che in casa sua i meridionali non devono entrare». Nel post scriptum, Deborah aggiunge: «immagino che Matteo Salvini si dissocerà da tutto questo visto che per lui, oggi, la distinzione tra meridionale e settentrionale non esiste più. Giusto, Matteo?».

Il messaggio postato da Deborah è lo stesso della sua fidanzata, Laura, che la 28enne ringrazia «per aver trovato le
parole giuste per raccontare la mia storia. Io al momento non ne sono in grado». Ed è Laura a raccontare all’Ansa che «non abbiamo ancora fatto denuncia perché è successo tutto solo ieri pomeriggio, ma lunedì ci muoveremo per vie legali, non per un ritorno economico ma perché siamo certe che ci sia il reato di discriminazione». Anche se il contratto non era ancora stato firmato «c'era un accordo verbale tra le parti e abbiamo le mail che lo provano. Per fortuna, dal punto di vista dei danni personali, la mia compagna non è costretta a vivere per strada, ma quando ha ricevuto dalla proprietaria quei messaggi è scoppiata a piangere. Abbiamo sempre lottato contro le discriminazioni e per fortuna non ne avevamo mai subite, ora Deborah è piena di rabbia e sgomento per queste motivazioni inaccettabili. Per questo siamo intenzionate ad andare avanti».

Da quando Laura e Deborah hanno pubblicato sui social la loro storia, «siamo sommerse di messaggi e richieste di contatto, sappiamo che oltre alla solidarietà potrebbe arrivare altro, ma oggi - conclude Laura - o chini la testa e vivi bene o ti esponi e prendi tutto quello che viene». A chi le ha scritto, Deborah ha rivolto un invito, dove spiega perché abbia scelto di rendere pubblico quanto successo: «Continuiamo a condividerlo: più viaggia, più (spero) c'è speranza che non capiti ad altri!».

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