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Maturità, torna obbligatoria la traccia di storia

La storia torna alla maturità: dopo il manifesto di diversi intellettuali che protestavano contro la decisione del precedente Governo, la traccia storica torna obbligatoria tra le diverse proposte dell’esame di Stato. Lo annuncia in un’intervista a Repubblica il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti.

«Sì, siamo riusciti a reintrodurla sotto la prova di tipo B - spiega il ministro - che prevede l’analisi e la produzione di un testo argomentativo. La nostra nuova clausola dispone che una delle tre tracce incluse nella prova di tipo B sia obbligatoriamente dedicata alla storia. Prima la commissione poteva scegliere se dedicare le tracce alla storia o alla filosofia, all’economia o alla tecnica, alla letteratura o all’arte. La storia era facoltativa; ora diventa obbligatoria».

Il rischio, tuttavia, è che quella storica rimanga la traccia «cenerentola», scelta finora in media solo dal 3% dei maturandi: «Questo è solo il primo passo - sottolinea Fioramonti - di un percorso che prevede il rafforzamento dello studio della storia nelle scuole di ogni ordine e grado. La prima questione che dobbiamo affrontare è il modo in cui si insegna la disciplina. La storia non può essere solo una sequela di date e di battaglie da mandare a memoria, ma il racconto di una evoluzione umana in ambiti che ancora ci riguardano come il progresso sociale, la conquista dei diritti civili, la partecipazione democratica».

Quanto alla questione della formazione del corpo docente, il ministro rileva: «Sulla valorizzazione sociale ed economica dei professori stiamo puntando molto: le considero figure fondamentali della comunità scolastica e territoriale. Per questo occorre investire nella formazione».

Infine, il problema «classico» dei programmi di storia dell’ultimo anno, che raramente riescono ad arrivare alla contemporaneità, o persino alla II Guerra mondiale: «Sì, questo è un terreno su cui vogliamo aprire un dialogo con gli storici. Mi riferisco alle diverse società di studi storici non solo contemporaneisti, ma anche antichisti, medievisti, modernisti e mi riferisco a figure come il professor Andrea Giardina, artefice del Manifesto pubblicato su Repubblica, o il professor Alessandro Barbero, un bravissimo divulgatore che ho avuto la fortuna di avere come docente quando ero studente all’Università di Tor Vergata. Il mio obiettivo è ottenere una periodizzazione diversa che consenta agli insegnanti dell’ultimo anno di dedicare le lezioni di storia all’intero Novecento: non solo le due guerre mondiali con fascismo, comunismo e nazismo, ma anche il periodo che resta sempre nell’ombra ossia il secondo dopoguerra, il processo di industrializzazione, il boom economico, la globalizzazione».

Nell’ultimo anno, insiste, il ministro, «il Novecento deve acquistare centralità, ma non può essere trascurato il percorso storico precedente». Un percorso lungo: «Ora partiamo con il confronto con gli studiosi, poi passeremo a una fase attuativa. E a partire dal 2022 conto di consegnare alla scuola italiana una nuova periodizzazione e una nuova modalità di studio della storia».

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