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Coronavirus, le aree "focolaio" off limits: scuole chiuse, sospese le partite

Misure durissime per fermare il focolaio di contagio del coronavirus e contenerlo nell'area in cui si è sviluppato. Il Consiglio dei ministri ha preso questa decisione al termine della lunga riunione nella sede della Protezione civile e ha adottato un decreto che prevede il divieto di allontanamento e di ingresso nelle aree 'focolaio' del virus, che saranno presidiate dalle forze di polizia e, in caso di necessità, anche dai militari, con sanzioni penali per chi viola le prescrizioni. Stop alle gite scolastiche in Italia e all’estero, sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche - a partire da tutte quelle previste per domani in Lombardia e Veneto, compresa la serie A - quarantena con «sorveglianza attiva» per tutti coloro che sono stati in contatto con casi confermati del virus. E ancora, chiusura di scuole, negozi e musei, stop a concorsi, attività lavorative private e degli uffici pubblici, fatti salvi i servizi essenziali, limitazione per la circolazione di merci e persone.

Intanto, il bilancio mondiale del coronavirus sale a 2.461 vittime, secondo la mappa online della statunitense Johns Hopkins University. Stando ai dati pubblicati, i casi confermati di contagio sono 78.766, tra cui i 76 italiani. Sono, invece, 23.133 le persone guarite ad oggi.

L’esplosione dei contagi in Lombardia e Veneto e il primo caso registrato in Piemonte ha portato il totale dei numeri in Italia a 76 e ha indotto il governo alle misure draconiane: «Abbiamo adottato un decreto per tutelare la salute degli italiani, che è quella che ci sta più a cuore e che nella gerarchia dei valori costituzionali è al primo posto» dice il premier Giuseppe Conte ripetendo più volte che gli italiani «devono avere fiducia» della politica e delle istituzioni scientifiche, che stanno facendo tutto il possibile.

Le misure di cui parla il presidente del Consiglio riguardano al momento i dieci comuni del lodigiano individuati già ieri, dove vivono oltre 50mila persone, e l’area di Vò Euganeo, in provincia di Padova. Saranno, a tutti gli effetti zone rosse: non si entra e non si esce. Non solo: all’interno delle zone focolaio «l'accesso ai servizi pubblici essenziali e agli esercizi commerciali per l’acquisto di beni di prima necessità - dice il decreto - è condizionato all’utilizzo di dispositivi di protezione individuale». E a tutti coloro che hanno avuto «contatti stretti con casi confermati» dovrà essere applicata la «misura della quarantena con sorveglianza attiva».

Ma come si farà a far rispettare il divieto? Il decreto prevede che siano le forze di polizia a garantire «l'esecuzione delle misure» e, «ove occorra», si potrà ricorrere anche all’utilizzo dei militari. «Il mancato rispetto delle misure di contenimento è punito ai sensi dell’articolo 650 del codice penale», che prevede una multa e l’arresto fino a 3 mesi. Misure pesantissime, dunque, che potranno essere estese anche ad altre aree nel caso fosse necessario. «Dobbiamo essere flessibili anche perché non è detto che le misure prese oggi siano utili domani» ha ammesso il premier.

Non ci sarà, invece, la sospensione di Schengen, come aveva chiesto Matteo Salvini quando il governo ha informato l’opposizione delle misure che sarebbero state prese. «Adotteremo sempre misure nel segno dell’adeguatezza e della proporzionalità. Ora non ci sono i presupposti per chiedere la sospensione della libera circolazione delle persone. E’ una misura draconiana e sproporzionata rispetto alla necessità di contenere contagio. E poi cosa vogliamo fare dell’Italia un lazzaretto? Non ci sono le condizioni», ha detto chiaramente Conte rivendicando come il governo intero si assume «la piena responsabilità politica" delle scelte fatte. Il premier ha anche annunciato che nei prossimi giorni il governo varerà un altro decreto contenente però le misure economiche e di ristoro che dovranno essere messe in campo per far fronte alla sospensione di tutte le attività nelle aree focolaio. Il percorso per arrivare al testo approvato a tarda sera, però, non è stato così liscio. Nel corso del Cdm ci sono state diverse discussioni tra le varie anime del governo, con alcuni che chiedevano una linea dura e altri che, invece, fino alla fine hanno tentato di evitare che intere zone del paese diventassero, di fatto, delle zone off limits per tutti. Tra questi il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che proprio dal lodigiano proviene.

 

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