Al ventesimo giorno dell’era del coronavirus, l’Italia ormai in quarantena da Aosta a Palermo supera la quota simbolo di 10mila contagiati, 1.004 dei quali guariti, e fa registrare il più alto numero di vittime: 168 in un solo giorno, 135 dei quali in Lombardia.
Ma non solo. L'aumento del numero complessivo dei malati - 590 in più rispetto a lunedì, per un totale di 8.514 - molto più contenuto rispetto ai giorni precedenti, è dovuto al ritardo dei risultati dei test effettuati dalla Lombardia: dunque non c'è ancora alcun rallentamento del virus.
Ecco perché dalle Regioni del Nord, Lombardia e Veneto su tutte, è arrivato un nuovo appello per un’ennesima stretta: «chiudete tutto per 15 giorni». I governatori vogliono che restino in funzione solo i servizi essenziali mentre negozi (ad eccezione di quelli di generi alimentari, farmacie e parafarmacie) e attività produttive vengano chiuse subito.
«È il tempo della fermezza - sono le parole, chiarissime, di Fontana - Bisogna chiudere tutto adesso per ripartire il prima possibile. Le mezze misure non servono». Parole subito raccolte da Matteo Salvini. «Sto con i governatori e i sindaci che chiedono misure ferme, certe, sicure - dice il leader della Lega - Salvo i servizi essenziali, è necessario chiudere tutto subito».
Richieste alle quali l’esecutivo non dice no, ma prende tempo. «Vi assicuro che il Governo continuerà a rimanere disponibile e risoluto ad adottare tutte le misure necessarie a contrastare con il massimo rigore la diffusione del contagio», ha detto Conte ai leader dell’opposizione ricordando però la necessità di valutare tutti gli interessi in gioco.
Per il momento dunque le misure in vigore restano quelle previste dal Dpcm annunciato dal premier nella serata di lunedì: tutta Italia è 'zona protetta', con restrizioni agli spostamenti possibili solo per motivi di salute, lavoro e necessità.
Dal ministro per le Autonomie, Francesco Boccia, arrivano delle rassicurazioni: «nessuno perderà il lavoro perché gli ammortizzatori sociali ci saranno per tutti, da chi ha un solo dipendente a chi ne ha migliaia», ha detto, aggiungendo che dai parrucchieri o dai dentisti si potrà entrare solo uno alla volta, «con prenotazioni 'uno ad uno'» e che saranno obbligatori l'uso di guanti e mascherine.
Palazzo Chigi e Protezione Civile, poi, hanno rivolto un appello ai cittadini che, come successo a Milano quando furono annunciate le prime zone rosse, hanno preso d’assalto i supermercati. «Si potrà sempre uscire per acquistare generi alimentari e non c'è alcuna necessità di accaparrarseli ora perché saranno sempre disponibili», dice Palazzo Chigi.
E il commissario Borrelli conferma: «chiedo a tutti di non correre ad accaparrarsi generi alimentari e prodotti per la pulizia e l'igiene, perché questo materiale» non mancherà. Insomma, «i supermercati saranno sempre riforniti, tutto quello che serve sarà sempre a disposizione». Piuttosto che prendere d’assalto i negozi di generi alimentari, la prima cosa che tutti i cittadini dovrebbero fare è rispettare le disposizioni indicate dalle autorità.
Lo ha ribadito palazzo Chigi con un vademecum, lo ha confermato Borrelli, lo ha ripetuto il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro. «Dove il virus circola meno, se i comportamenti non sono congrui e coerenti con le raccomandazioni, è chiaro che sarà molto difficile modificare le curve; i nostri comportamenti sono un elemento decisivo», ha spiegato, rivolgendosi in particolare ai giovani.
Perché, e questo è un dato che fa riflettere, se è vero che sono gli anziani i più esposti al virus, è altrettanto vero che il 5-7% dei malati ha meno di 30 anni. Una cifra che potrebbe crescere se proprio i più giovani non manterranno i comportamenti adeguati. «Le fasce di età più giovani hanno forme meno gravi e letali dei più anziani - conferma Brusaferro - ma possono comunque infettare gli altri. È per questo che devono sentirsi responsabili dei loro comportamenti».
Al momento il governo insiste dunque sulla 'consapevolezza' e sulla collaborazione dei cittadini, anche perché, spiega sempre il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, le misure prese sono «non istantanee» e «coerenti con i tempi di incubazione». Dunque bisogna attendere. Aspettare. Rispettare le indicazioni. E confidare che l’Italia e gli italiani stiano davvero in quarantena. Per vedere finalmente quella curva subire una flessione.
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