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La rabbia dei 150 in attesa a Villa San Giovanni: "Ci stiamo ammalando per colpa loro"

“Siamo tutti in regola e siamo tutti bloccati qui, senza nessun motivo. Ci stiamo ammalando per colpa loro”. Dopo più di due giorni all’addiaccio in un limbo burocratico sospeso tra decreti governativi e ordinanze regionali, cresce la rabbia e la disperazione tra i viaggiatori siciliani rimasti ancora bloccati agli imbarcaderi di Villa San Giovanni.

Sono al momento circa 150 e davanti a loro si prospetta la terza notte all'addiaccio, nell'attesa non si sa di cosa. “Ce la facciamo la quarantena nessuno ha detto di no. Dopo la quarantena ci fate i tamponi, i controlli, ma ci fate rimpatriare perché veniamo tutti dall’estero. Siamo lavoratori documentati, stiamo rientrando dall’estero”, dicono le persone bloccate agli imbarcaderi, molte delle quali sono partite quando le limitazioni non erano ancora in atto.

Dopo che un gruppo ha traghettato la scorsa notte ed è finito in isolamento (tra polemiche e proteste) all'hotel Europa di Messina, da questa mattina si studia un'ipotesi analoga sulla sponda calabrese dello Stretto, con la quarantena obbligatoria in un hotel a Reggio. Una soluzione alla quale si oppone fermamente il sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà: "Reggio Calabria non è un lazzaretto ed io non sono padre Cristoforo nei Promessi Sposi! No al trasferimento in hotel della nostra città delle persone bloccate a Villa San Giovanni. Ci opporremo con fermezza a questa ipotesi, anche fisicamente se necessario".

Il primo cittadino della città calabrese aggiunge che “sarebbe una soluzione assurda, che crea potenziali assembramenti e molteplici occasioni di contagio, mettendo a rischio la salute di migliaia di reggini che da quasi un mese, con enormi sforzi e sacrifici, stanno riuscendo a limitare la diffusione del virus, con comportamenti responsabili e rispettosi delle regole".

E ancora: "Dobbiamo evitare questa ipotesi, mi appello al Presidente Sergio Mattarella al quale ho scritto ufficialmente. Quelle persone, tutte di origine siciliana, non dovevano partire, dovevano essere controllate prima. Chi non lo ha fatto - ha aggiunto Falcomatà - se ne assuma le responsabilità perché a pagare il prezzo non saranno i reggini. Ora vanno scortate a casa loro, in Sicilia, perché è lì che vogliono andare e poste in quarantena vigilata. E' l’unica soluzione corretta - ha concluso -, rispettosa delle leggi e della dignità umana, di buon senso e in grado di tutelare la salute di tutti".

Il sindaco di Messina Cateno De Luca, da parte sua, ribadisce: "Non sono stato io a bloccare l'arrivo di chi era in regola, è uno scandalo nazionale, qui a Messina im ogni caso da domani scatta l'ordinanza che vieta il passaggio su strade comunali a chiunque non risulti presente nella banca dati unica della regione siciliana".

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