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Fase 2, Arcuri: "15 minuti il tempo minimo di rischio contagio, App pronta a maggio"

Il commissario all'emergenza, Domenico Arcuri

«È di 15 minuti il tempo minimo per essere a rischio contagio». Lo ha detto il Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, in conferenza stampa presso il Dipartimento di Protezione Civile.

«Il Premier Conte ha dato una molteplicità di informazioni ai cittadini come il momento richiedeva, non ha fatto cenno alla app di contact tracing, ma non significa che il lavoro non proceda: stasera abbiamo una riunione di coordinamento - spiega Arcuri -. La app si avvarrà di tecnologia bluetooth e non c'è nessuna controindicazione. A maggio con le prime funzionalità, cioè il contact tracing, sarà in funzione, in tempi ravvicinati saranno attive anche le funzionalità più vicine al diario clinico», cioè la connessione con il Sistema sanitario nazionale.

«A maggio quando? A maggio, può essere anche il primo maggio...», ha precisato sorridendo Arcuri dopo la conferenza stampa ai giornalisti che chiedevano dettagli sui tempi di attivazione della app. Quanto al funzionamento dell’applicazione, «allo stato attuale l’alert (l'avviso che hai avuto un contatto con un positivo, ndr) arriva al cittadino - ha spiegato il commissario - ed è quest’ultimo protagonista del percorso sanitario», insomma non è la Asl ad avvisarti, ma il contrario.

«Ovviamente se non c'è tempestività tra la segnalazione e il tampone non abbiamo raggiunto l’obiettivo di contact tracing - ha detto ancora Arcuri in conferenza stampa -, dunque è necessario essere sottoposti ai tamponi. Anche se sai che se sei negativo potresti poi diventare positivo in seguito. Gli scienziati ci dicono che il tempo minimo certo per essere a rischio contagio è di 15 minuti, la distanza di rischio tra un metro e due metri, ma meglio ragionare sui due metri».

Non è stato ancora deciso se i dati raccolti dalla App per il contact tracing saranno conservati sui device dei cittadini o su un server pubblico. La scelta verrà fatta prima che 'Immuni' venga attivata. «Al momento dello sviluppo si potrà decidere se lasciarli sul telefonino e/o su un server pubblico e italiano - ha detto - In ogni caso non cambia nulla sulla piena e assoluta garanzia della privacy» in quanto i «dati sono criptati».

«Negli ultimi due giorni abbiamo definito il campione per il test sierologico con Istat e Inail, fino a individuare 150 mila cittadini divisi per categorie che a titolo gratuito vi si sottoporranno - prosegue -. Distribuiremo i test alle singole regioni, che hanno già i loro laboratori accreditati, comunicheremo insieme dove sono e nel più breve tempo possibile faremo i test. Poi verificheremo per una seconda ondata di test e valuteremo se calmierare anche il prezzo dei test, per ora non è necessario».

L’Italia «è il primo paese al mondo per tamponi fatti in relazione al numero di abitanti - sottolinea Arcuri -. Sono ancora pochi e ne dovranno esser fatti di più, ma facciamo pace con noi stessi e mettiamo i cittadini nelle condizioni di avere tutte le informazioni e le risposte che meritano». Secondo i dati del Commissario, in Italia sono stati fatti ieri 2.960 tamponi ogni centomila abitanti, in Germania 2.474, «il 20% in meno», in Gran Bretagna 1.061, un terzo dell’Italia, e in Francia 560, un sesto del nostro paese.

«Da lunedì potremmo distribuire 12 milioni di mascherine al giorno, tre volte l’attuale fornitura. Dal mese di giugno arriveremo a 18 milioni, dal mese di luglio 25 milioni e quando inizieranno le scuole a settembre potremmo distribuire 30 milioni di mascherine al giorno, undici volte quel che distribuivamo all’inizio dell’emergenza».

«Lo Stato deve acquistare tutte le mascherine che trova. Ho fissato il prezzo massimo nell’interesse dei cittadini, non ho fissato il prezzo massimo di acquisto. Lo Stato deve incentivare la produzione italiana, come con il 'Cura Italia': abbiamo rassicurato i produttori che compreremo tutto quello che produrranno. In 105 ci hanno ringraziato, solo uno ha avuto qualche dubbio».

«Lo Stato deve produrre tutte le mascherine che può e incentivare la produzione, l’idea che fissare un prezzo massimo abbatta la capacità dell’impresa italiana di produrne è superficiale o assai poco informata - aggiunge -. E’ economia di guerra? No, è senso civico. È per sempre? No, finché il mercato non sarà libero. È un danno per i vergognosi speculatori, lo rivendico. Non ci saranno più le mascherine nelle farmacie e nei supermercati? Certo, nessuna che costi più di 0,50 euro».

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