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Fase 2, Colao: situazioni diverse nelle regioni, aperture differenziate

Vittorio Colao

''L'approccio non dovrà essere nazionale e neppure regionale, ma microgeografico: occorre intervenire il più in fretta possibile, nella zona più piccola possibile. Abbiamo indicato al governo un processo. L'importante è che le misure siano tempestive; nella speranza che non siano necessarie''. Lo dice il capo della Task force per la Fase 2 Vittorio Colao intervistato dal Corsera. ''Io - spiega - ho mezza famiglia a Catanzaro e mezza a Brescia. I numeri dell'epidemia sono molto distanti; nel lungo termine non li si può gestire allo stesso modo. Dovremo rispondere diversamente, per non penalizzare le zone che hanno meno casi. L'importante è che l'Italia si doti di un sistema per condividere le informazioni. La trasparenza sarà fondamentale. Se tanti lombardi e piemontesi vanno in Liguria, ogni Regione guarderà i suoi numeri, ma il ministero della Sanità dovrà guardare alle interrelazioni, per capire se il movimento crea focolai. Lo stesso vale per il corridoio di trasporto tra Lazio e Toscana. I numeri ci diranno quando potremo proseguire con le riaperture, minimizzando il danno economico e massimizzando la sicurezza''.

Un’apertura ad ondate permette di testare il sistema, ma andranno sempre monitorati andamento dell’epidemia, tenuta del sistema ospedaliero, disponibilità dei dispositivi protettivi. Lo sottolinea Vittorio Colao, capo della task force per la Fase 2. Quanto all’app di tracciamento, è importante lanciarla entro fine maggio e averla quanti più possibile, altrimenti servirà a poco. La crisi? E' l'occasione per rilanciare tutto il sistema Italia. E nessuna intenzione da parte sua di fare politica.

L’economia ripartirà, ma bisogna aiutare le imprese sul fronte liquidità, ammodernare le strutture produttive e distributive, e meno gravami amministrativi o complicazioni, e il momento per farlo è adesso, dice Colao. Servirà, spiega, un intervento dello Stato, la Cassa Depositi e Prestiti può essere lo strumento giusto. Ma il rischio recessione globale c'è, aggiunge, dipenderà dalla scoperta di una terapia e di un vaccino e dalla governance mondiale: serve un coordinamento internazionale.

 

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