Fase 2, si parte. Da oggi - e fino a domenica 17 maggio - si spezzano alcune delle "catene" che dallo scorso 11 marzo avevano tenuto in casa milioni di cittadini. Ma non è un "liberi tutti", ha subito ricordato il premier Giuseppe Conte, che avverte: «Come mai prima, il futuro del Paese sarà nelle nostre mani. Più saremo scrupolosi e prima potremo riconquistare altri spazi di libertà. Non sperperiamo quello che abbiamo faticosamente guadagnato».
Il Viminale ha chiesto ai prefetti un’applicazione «prudente ed equilibrata» delle misure: l'obiettivo primario è tutelare la salute, allentando però l'impatto delle prescrizioni sulla vita quotidiana. La circolare chiarisce poi che il termine 'congiunti' si riferisce anche alle «relazioni connotate da 'duratura e significativa comunanza di vita e di affetti'».
Ed il ministro Roberto Speranza sottolinea: «Questa partita non si vince per decreto, la responsabilità individuale è fondamentale per la seconda fase». La preoccupazione nel Governo - con differenti gradi di accentuazione - è che domani ci sia una rimozione collettiva dell’emergenza Covid-19, alimentata dal clima estivo, dalla ripresa di diverse attività, dalla riapertura dei parchi e dalla voglia a lungo repressa di uscire dopo quasi due mesi di quarantena obbligata.
«Siamo ancora dentro la crisi, guai a pensare che è finito tutto», avverte Speranza. Da qui l’appello al senso civico e a non precipitarsi tutti fuori rischiando di far rialzare la curva dei contagi. Ma dove non arriva il senso civico, scattano le sanzioni. E dopo le 'Faq' pubblicate ieri, ecco che arrivano le indicazioni del Viminale ai prefetti su come applicare le misure della Fase 2.
L’obiettivo - facendo «leva sul senso di responsabilità dei singoli cittadini» - è cercare un punto di equilibrio tra la salvaguardia della salute pubblica, da perseguire essenzialmente con il divieto di assembramento e l’esigenza di «contenere l'impatto sulla vita quotidiana dei cittadini». Ecco perché nella valutazione dei casi concreti in relazione agli spostamenti, l’invito è ad un «prudente ed equilibrato apprezzamento» sull'applicazione delle misure.
In sostanza, niente più droni ad inseguire runner solitari nei parchi. Si punta a colpire gli assembramenti di persone. Nessun cenno nella circolare firmata da Matteo Piantedosi, capo di Gabinetto del ministero dell’Interno, al modulo per l'autocertificazione che, nelle sue varie versioni, ha accompagnato gli italiani durante il lockdown.
Ma sul sito del ministero ieri è comparso il nuovo modello (Scaricabile qui) che, rispetto al precedente, contiene le 4 motivazioni che giustificano lo spostamento (comprovate esigenze lavorative; assoluta urgenza; situazione di necessità; motivi di salute) e sei righe in bianco che il cittadino può riempire precisando la ragione dello spostamento. Resta comunque valida, per chi l’ha stampata, la vecchia versione.
Basta barrare le parti non attuali che sono indicate sul modello presente sul sito. Sulla questione congiunti, dopo i chiarimenti nelle 'Faq' di ieri del Governo, il Viminale cita una sentenza della Cassazione del 2014 in cui la definizione viene allargata alle «relazioni connotate da 'duratura e significativa comunanza di vita e di affetti'». Il pronunciamento della Corte era in merito alla richiesta di risarcimento danni avanzata dalla fidanzata di una vittima di incidente stradale.
La ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, interpreta la definizione come un allargamento anche ad «un amico stretto». Non sta allo Stato, spiega, «stabilire quali sono i requisiti per definire le persone cui vogliamo bene». L’ultimo Dpcm consente il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza ma, precisa la circolare, una volta rientrati, «non saranno più consentiti spostamenti al di fuori dei confini della regione in cui ci si trova», a meno che non ci siano «comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute».
Via libera poi alla ripresa degli allenamenti per gli sport di squadra, sempre però «nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri e rispettando il divieto di ogni forma di assembramento». Non sarà inoltre più obbligatorio l’invio ai prefetti delle richieste di autorizzazione o la comunicazione preventiva per la ripresa delle attività produttive industriali e commerciali.
Ci saranno però controlli per «garantire la sicurezza dei lavoratori» ed «assicurare idonei livelli di protezione negli ambienti di lavoro». Da domani, dunque, occhi puntati sul comportamento degli italiani e sulla curva dei contagi nelle prossime due settimane.
«Sicuramente - osserva Speranza - il primo passaggio è quello del 18 maggio. Poi ci saranno altre scadenze, però noi vogliamo accelerare il più possibile ed il metodo di monitoraggio che abbiamo costruito sulle regioni ci consentirà anche di differenziare perché io credo che a un certo punto sia giusto immaginare di aprire di più i territori che sono più pronti e di avere più cautela in territori meno pronti».
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