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È morto Sandro Petrone, giornalista inviato speciale del Tg2

È morto questa notte il giornalista Sandro Petrone, aveva 66 anni. Da circa cinque anni combatteva con una microcitoma che aveva colpito i suoi polmoni e contro il quale aveva combattuto con grande forza, sottoponendosi anche a cure sperimentali. Inviato speciale del Tg2, ha seguito gli avvenimenti più importanti degli ultimi decenni: dall’attentato a Giovanni paolo II alla guerra nel Golfo, dalla caduta del Muro di Berlino agli attacchi alle Torri Gemelle, dagli attentati a Madrid a quelli di Oslo, fino alla 'primavera araba' in Tunisia e Libia. Dal 1996 ha trascorso lunghi periodi negli Stati Uniti seguendo le elezioni presidenziali.

Risale al 1979 l’inizio della collaborazione con la Rai, nel 1987 ha lavorato a Telemontecarlo, per poi tornare definitivamente in Rai. Nel suo percorso professionale anche il lavoro di cronista al Quotidiano di Taranto, Brindisi e Lecce.

Negli ultimi anni ha insegnato alla facoltà di Scienze della Comunicazione a La Sapienza, al Master dello Iulm e nella Scuola di Giornalismo di Perugia. In particolare in quest’ultima istituzione che ha proprio la Rai come socio fondatore, Petrone si è dedicato con abnegazione e umanità agli studenti, trasmettendo loro tutte le sue conoscenze sul mondo televisivo e la sua passione per le news. Ha scritto il libro «Il linguaggio delle news», insegnando strumenti e regole del linguaggio televisivo. Tra i suoi hobby la musica, la passione per il blues, ed ha collaborato con i grandi della canzone napoletana, da Edoardo Bennato a Pino Daniele.

Ultimamente era tornato alla musica, pubblicando il disco «Solo Fumo», che lui stesso definiva come una raccolta di «nove quadri di vita». «Sono un guerriero, non temo la morte», scriveva nell’introduzione ai testi, alcuni dei quali riportano la sua calligrafia: «Il guerriero non va per vincere o perdere, va per combattere. Guardando indietro, dopo quasi tre decenni di conflitti in giro per il mondo, mi sono accorto che quella lezione ha lavorato dentro di me. A cominciare dall’idea di prendere la morte come compagna e renderla testimone delle proprie azioni, scelta che dissolve anche la paura. La spinta a viaggiare per essere testimone del mondo, dei contrasti, si rivela come esigenza di lotta contro il Male, tanto ineluttabile da far passare in secondo piano il sacrificio personale».

L’ultimo brano che aveva scritto lo ha inviato qualche giorno fa ad alcuni amici tramite un audio Whatsapp, mentre era già in ospedale: «Gioia che danza tra nuvole alate», sono le ultime parole della canzone, accompagnate dalle note del suo pianoforte.

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