Il gip di Palermo ha disposto l’archiviazione per il boss stragista di Brancaccio, Giuseppe Graviano, indagato per 'violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario o ai suoi singoli componenti'. Lo si è appreso oggi al processo sulla trattativa tra Stato e mafia che si sta celebrando dinanzi alla seconda sezione della Corte di assise.
I sostituti pg - Barbiera e Fici - hanno infatti depositato la richiesta di archiviazione formulata dalla Procura e il decreto di archiviazione del gip Cristina Lo Bue che accoglie la tesi dei pm palermitani. L’indagine era partita dopo che, intercettato in carcere mentre parla con il codetenuto campano Michele Adinolfi, il boss di Brancaccio, disse, tra le altre cose: «Berlusca mi ha chiesto questa cortesia... per questo c'è stata l’urgenza. Lui voleva scendere... però in quel periodo c'erano i vecchi e lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa».
Le microspie - video e audio - hanno intercettato Graviano per 14 mesi, dal febbraio 2016 ad aprile 2017. Il gip ha disposto l’archiviazione il 20 febbraio scorso per «intervenuta prescrizione limitatamente al reato previsto dall’articolo 338».
Il giudice ha accolto la richiesta dei pm - avanzata nel dicembre 2018 dall’aggiunto Vittorio Teresi (oggi in pensione) e dal sostituto Roberto Tartaglia (oggi vice capo del Dap) - secondo cui gli elementi e atti acquisiti «consentono di ritenere fondatamente che anche Giuseppe Graviano abbia concretamente contribuito alla elaborazione ed alla successiva esecuzione del piano di intimidazione violenta ai danni dello stato; che dal punto di vista cronologico il contributo concorsuale di Graviano abbia avuto inizio nel corso del 1991 ed abbia avuto termine con l’arresto, avvenuto il 27 gennaio 1994».
Da questa ultima data scatta il decorso della prescrizione che per questa fattispecie è di 20 anni e che «il primo atto interruttivo della prescrizione è del 27 marzo 2017, ed è pertanto succesivo al termine ordinario di prescrizione (20 gennaio 2014).
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