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L'Italia riapre, dopo 87 giorni da oggi spostamenti fra le regioni

Sono trascorsi quasi 3 mesi, 12 settimane, esattamente 87 giorni da quel 9 marzo. Ce lo ricordiamo tutti dove eravamo la sera di quel lunedì. Erano da poco passate le 21.30 quando Giuseppe Conte annunciava in diretta: "Non ci sarà più una zona rossa, ma ci sarà tutta l'Italia 'zona protetta'".

L'Italia chiudeva per Coronavirus e gli italiani facevano i conti con una nuova vita, nuove abitudini: per molti niente lavoro; per tutti, dalla prima elementare alla quinta liceo, niente scuola; niente palestra; niente amici; niente passeggiate. Niente. 

"Ce la faremo" scrivevano i bambini sui balconi di casa. E l'Italia ce l'ha fatta. Oggi, dopo 87 giorni e 33.530 vite spezzate dal Coronavirus, il Paese riapre. Oggi cade anche l'ultimo "tabù": lo spostamento da una regione all'altra. Si torna a circolare liberamente in tutta Italia "senza condizioni", con i cittadini dell'area Schengen e della Gran Bretagna che potranno venire nel nostro Paese senza obbligo di quarantena e senza altre restrizioni che non siano quelle in vigore per tutti: divieto di assembramento, mantenimento della distanza interpersonale e uso della mascherina nei luoghi chiusi.

"Dobbiamo tutti raccogliere l'invito del Capo dello Stato a collaborare, pur nella distinzione dei ruoli e delle posizioni politiche", sottolinea su Facebook il premier. Come nei giorni del dopoguerra l'Italia "intraprese l'opera di ricostruzione del Paese, puntando con forza nella rinascita della intera comunità nazionale", così andrà fatto nel Paese che si avvia a uscire dall'emergenza pandemica. Coraggio, quindi, ma anche prudenza e "rispetto delle regole", saranno alcuni dei concetti che il premier oggi rimarca in vista dell'apertura agli spostamenti tra le Regioni. Perché il virus, spiegano nel governo, non è certo andato via, e l'attenzione deve essere sempre massima.

La riapertura dei confini regionali non significa però che il virus è sconfitto, come confermano ancora una volta i numeri: a fronte di un incremento giornaliero di "sole" 55 vittime (il dato più basso dal 2 marzo), sei regioni più la provincia di Bolzano senza morti, meno di 40mila attualmente positivi e 160mila guariti, i contagi tornano a salire.

Il nord ovest e la Lombardia che fanno una corsa diversa rispetto al resto d'Italia: 8 regioni (Puglia, Trentino Alto Adige, Umbria, Sardegna, Valle d'Aosta, Calabria, Molise e Basilicata) non hanno nuovi contagiati, altre sette ne hanno meno di dieci mentre Lombardia, Piemonte e Liguria insieme ne hanno 259 su 318, l'81,4% del totale.

Oggi, dunque, inizia la Fase 3, che sarà ben diversa da quanto l'Italia intera è stata costretta a chiudersi in casa ma che non sarà ancora la normalità che tutti conoscevamo prima del 20 febbraio. Una fase più complessa in cui saranno fondamentali, forse più di prima, i comportamenti e il senso di responsabilità degli italiani. Ci saranno poi una serie di novità che riguardano le stazioni ferroviarie.

Con un decreto firmato dal ministro dei Trasporti Paola De Micheli, da oggi diventa obbligatoria la misurazione della febbre per chi viaggia con l'Alta Velocità o con gli intercity: ci saranno degli ingressi dedicati nelle stazioni e, in caso si abbia più di 37,5°C, non sarà consentito l'accesso a bordo del treno.

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