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Il Vaticano contro le mafie: insediata la Commissione

La mafia non è un problema da sottovalutare, una questione da ignorare, uno scomodo argomento da evitare. In Italia come nel resto del mondo le organizzazioni criminali incombono sui governi e le economie e, spesso, strumentalizzano anche i riti e le feste religiose per “legittimare” il loro oscuro potere.

Papa Francesco, che nel giugno del 2014 proprio in Calabria “scomunicò” per la prima volta nella storia della Chiesa di Roma boss e picciotti, ha “benedetto” e favorito la creazione di una impropriamente definita “task force” di esperti incaricata di monitorare e analizzare i fenomeni associativi criminali e le loro possibili interazioni con il mondo religioso. Il gruppo di lavoro voluto dalla Pontificia Accademia Mariana Internazionale e costituito da esperti di vari settori, s’è insediato ieri nella Capitale.

Un messaggio del Pontefice e del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, hanno accompagnato la cerimonia di presa di funzione dei singoli “specialisti” che agiranno sotto la presidenza di padre Stefano Zecchin, la direzione scientifica del prof. Gian Matteo Roggio e il coordinamento del ricercatore e scrittore Fabio Iadeluca. Nelle regioni meridionali le manifestazioni di pietà popolare hanno a lungo subito l’ingombrante presenza di camorristi, mafiosi e ‘ndranghetisti capaci di condizionare a loro piacimento i percorsi delle processioni, determinare la scelta dei portatori delle statue, imporre “inchini” davanti alle abitazioni degli “uomini di onore” delle effigi portate a spalla. Non solo: la ‘ndrangheta ha addirittura modulato alcuni gradi della propria gerarchia di comando – il “Vangelo”, il “Santista” e il “Cavaliere di Cristo” – guardando a simboli e termini cari al Cristianesimo.

Il “santista” è addirittura un ruolo creato a metà degli 70 del secolo scorso per consentire ai padrini più scaltri ed influenti di aderire contemporaneamente sia alla cosca originaria che alle logge massoniche deviate. Nelle cerimonie di affiliazione alle ‘ndrine – ammantate di sacralità per indurre i nuovi adepti a credere di far parte di una setta benedetta dal cielo e invincibile in terra – è prevista la distruzione con il fuoco di una immagine sacra raffigurante o la Madonna, cioè la Madre di Gesù o San Michele Arcangelo, il Principe delle Milizie Celesti.

Nell’area invece del Santuario della Vergine di Polsi, nel cuore dell’Aspromonte, in territorio del comune di San Luca, per molti anni, a settembre, in concomitanza con la Festa, si sono addirittura spesso riuniti i capintesta di tutti i più importanti clan della regione per stabilire chi dovesse ricoprire la carica di Capocrimine, chiudere o aprire “locali” di ‘ndrangheta e ricomporre gravi dissidi destinati a provocare faide e massacri. Insomma, i luoghi, i riti e le figure centrali della religione cattolica, sono stati piegati agli interessi dei mammasantissima e dei loro accoliti. «È proprio questo che intendiamo analizzare e combattere» afferma il procuratore aggiunto di Cosenza, Marisa Manzini, chiamata a far parte del pool di esperti in Vaticano. «È una esperienza che mi stimola ed entusiasma molto» aggiunge il magistrato «e che avrà proiezioni positive in tutto il mondo perché i “modelli” di strumentalizzazione religiosa sperimentati in Calabria sono stati esportati in Canada, Stati Uniti ed Australia».

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