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Coronavirus, Locatelli (Css): "I contagi crescono, ma non c'è una situazione di allarme"

Franco Locatelli

«Non siamo in situazione di panico nè di allarme, solo un terzo del numero di ieri di positivi è in soggetti sintomatici, mentre a febbraio e marzo erano tutti sintomatici». Lo ha detto il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, intervenendo a 'In mezz'ora in più» su Rai3, parlando del Covid-19.

Locatelli ha spiegato che pur essendo «indubitabile che ci sia stata forte crescita» dei numero di contagi negli ultimi giorni non si può parlare di crescita esponenziale, perchè non c'è il prodotto di una variabile per un numero fisso e quindi è diversa da quella lineare, dove c'è un numero che si aggiunge al precedente. Ha inoltre detto che c'è circolazione del virus che interessa il continente europeo e che oggi l’età media è di poco superiore ai 40 anni, mentre in febbraio e marzo si superavano i 65 anni.

Locatelli ha invitato a guardare i numeri con la dovuta attenzione ma, appunto, sapendo che «non siamo in una situazione nè di panico nè di allarme». Ed ha ricordato che al momento «abbiamo 700 persone nelle terapie intensive», numero «nemmeno paragonabile al momento del picco» della scorsa primavera. Inoltre, l’Italia è «un Paese con tasso di positivi in rapporto ai tamponi tra i più bassi d’Europa» e la situazione sanitaria di oggi «non è comparabile» con quella di marzo.

«Voglio sperare che non arriviamo a lockdown su scala nazionale, si sta lavorando a questo, anche per contemperare la tutela della salute con il mantenimento delle attività produttive nel Paese». Locatelli ha aggiunto che «un vaccino lo avremo presumibilmente nella primavera del 2021, fino ad allora dobbiamo convivere in modo da minimizzare l’impatto del coronavirus sulla vita degli italiani».

Se il numero di contagiati da coronavirus arriverà o arrivasse in Italia a quota 600mila, allora sì che si potrebbe parlare di pandemia «fuori controllo». «Occupazione posti letto, contact tracing». Oggi c'è una linea di pensiero che si sta sviluppando in ambito europeo secondo cui «il sistema rischia di andare fuori controllo quando c'è circa l’1% di popolazione infetta, in Italia quindi 600.000 persone». Questa «è una variabile troppo influenzata da una serie di strategie che prevengono questo scenario, i modelli matematici sono utili ma - ha tenuto a sottolineare Locatelli - bisogna tenere in considerazione i dati che possono interferire. Ci sono poi anche dei contesti che vengono a essere influenzati dai mesi di febbraio e marzo».

Il presidente del Consiglio superiore di sanità ha anche detto che ci sono realtà nel nostro Paese dove si è 'creata' una 'protezione di comunità, vale a dire una serie di soggetti che sono stati esposti al virus e che hanno sviluppato una sorta di protezione non attribuile solo al tipo di anticorpi che li tiene ora al riparo. E tutti questi sono «fattori che vanno a incidere (quindi frenarla, ndr) su quella che dovrebbe essere una progressione di tipo esponenziale». «Non credo che dobbiamo arrivare» a un coprifuoco serale per contrastare la diffusione dei contagi da coronavirus, «certo un occhio sugli assembramenti forse va dato, magari implementando i meccanismi di sorveglianza».

Il 'contributo' della scuola alla diffusione dei contagi da coronavirus «è assolutamente limitato, semmai deve preoccupare quello che succede dopo la scuola». La scuola - ha aggiunto Locatelli - è «la priorità di questo Paese, lo sforzo fatto è stato straordinario, i ministri Azzolina e Speranza hanno lavorato per la messa a punto di una serie di protocolli».

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