Finisce il 2020, un anno che non potremo dimenticare. Lo vogliamo raccontare attraverso alcun articoli pubblicati nello "speciale" dell'edizione cartacea della Gazzetta del Sud, firmati da Piero Orteca ("Come la pandemia ha cambiato il mondo" e "L’ombra pesante del trumpismo"), Francesco Celi ("Che arte difficile governare in Italia"), Francesco Musolino ("Dalla voce degli scrittori"), Maria Mascali ("Un popolo di cantori, dai balconi alla Scala") e Marco Capuano ("Lo sport più difficile: quello da fermi").
Saranno i padiglioni petalosi delle “primule” o la pioggia di denari del Recovery Fund? Saranno i vaccini – la campagna più enorme della storia umana, praticamente planetaria – o le misure dei governi e degli organismi sovranazionali? Saranno la nostra caparbietà e resistenza, o le idee, le voci, le parole dei nostri artisti e letterati? Cosa sarà a salvarci, infine, in questo 2021 che tutti aspettiamo come l’anno della “liberazione”? Cosa ci porteremo, di questo 2020 che (per fortuna) finirà tra poche ore? Non sarà dimenticabile, questo è certo. Non dimenticheremo mai la sensazione di straniamento con cui sentimmo per la prima volta la parola «lockdown», con cui seguimmo la prima delle dirette tv del nostro Presidente del Consiglio per annunciare le misure più inaudite della storia repubblicana. Non dimenticheremo mai quando cantavamo dai balconi e ci scambiavamo arcobaleni “Andrà tutto bene”, salvo poi scoprirci ben diversi, dopo l’estate dei veleni e l’arrivo sconvolgente della “seconda ondata”. Chissà se saremo capaci, almeno, di fare tesoro di quanto abbiamo imparato da un tempo assieme frenetico e sospeso (e questo “speciale” più che un elenco di lutti e angosce di “quel” tempo vuol essere una riflessione e un’apertura alla speranza). In fondo noi italiani (e i meridionali di più) lo facciamo da sempre: nelle disgrazie diventiamo ingegnosi e creativi. Quando tutto sembra contro di noi, allora diamo il meglio. Come quella partita – ve la ricordate, vero? – Italia-Brasile del 1982. Nessuno avrebbe scommesso un soldo sull’Italia confusa e avvelenata, il cui uomo di punta sembrava «un fantasma» e che andava allo sbaraglio contro i più forti, belli, bravi di tutti. E invece. La nostra dote più singolare, allora, ce la mostrò Paolo Rossi, il goleador della porta accanto, scomparso in questo 2020: rinascere, risorgere, ritornare. Ci proviamo, che dite?
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