Lunedì 23 Dicembre 2024

Bimba soffocata, il Garante blocca TikTok: verificare l'età degli utenti

Stop a tutti gli utenti la cui età è impossibile da verificare. Dopo la tragedia della bimba di 10 anni morta a Palermo per una terribile sfida social, il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto il blocco di TikTok per tutti gli account «per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età anagrafica». Una misura immediata quella del Garante per tutelare i tanti minori che sono iscritti al social cinese. Lo stop, che durerà fino al 15 febbraio, non è l'unica misura che il Garante ha deciso di intraprendere: entro quella data infatti si riserverà ulteriori valutazioni anche all’attenzione dell’Autorità irlandese, «considerato che recentemente TikTok ha comunicato di avere fissato il proprio stabilimento principale in Irlanda». Un’iniziativa quella del Garante che mira ad evitare nuove tragedie come quella della piccola Antonella, morta soffocata nel bagno di casa a Palermo mentre partecipava ad una challenge che simulava il soffocamento. I suoi organi ora salveranno la vita a quattro bambini. "Abbiamo scelto di dire si alla donazione perché nostra figlia avrebbe detto "si, fatelo". Era una bambina generosa. E visto che non possiamo averla più con noi, abbiamo ritenuto giusto aiutare altre persone», dicono ancora sotto choc, i genitori. Subito dopo aver saputo dai medici che non c'era più nulla da fare e che era stata dichiarata la morte cerebrale della bambina, hanno acconsentito all’espianto degli organi. Il prelievo è stato fatto all’ospedale dei Bambini: il fegato, che è stato diviso a metà e destinato a due piccoli pazienti, i reni e il pancreas. Una morte insensata quella della bambina palermitana: avrebbe partecipato al Black out challenge, una assurda competizione in cui vince chi resiste più a lungo dopo essersi stretto attorno al collo una cintura. La piccola palermitana è stata trovata in bagno con la cintura di un accappatoio avvolta attorno alla gola e agganciata a un termosifone. genitori l’hanno portata in ospedale, ma i danni cerebrali dovuti alla mancanza di ossigeno sono apparsi subito gravissimi. La procura di Palermo e la Procura dei Minori, che indagano per istigazione al suicidio a carico di ignoti, hanno disposto l'autopsia. L’esame si svolgerà domani all’istituto di Medicina Legale del Policlinico. La bambina aveva diversi profili su FB e TikTok e col telefonino, che è stato sequestrato e dal quale gli inquirenti contano di acquisire elementi importanti per comprendere cosa sia accaduto, potrebbe essere stato registrato il video degli ultimi istanti di vita della bambina che sarebbe poi dovuto finire sul social cinese come prova della partecipazione alla sfida. Oggi uno striscione è stato appeso al balcone dell’istituto comprensivo statale Perez Calcutta in via Maqueda, nel centro storico di Palermo, frequentato dalla bambina. «Ciao, per anni ti abbiamo tenuto per mano, ora ti terremo nel cuore» c'era scritto. «Questa mattina mi ha chiamato la ministra Lucia Azzolina. Ho ribadito alla rappresentante del governo, l’estrema rabbia per quanto successo. - dice la dirigente scolastica Laura Pollichino. - Le maestre mi hanno riferito che la mamma seguiva la figlia in maniera attenta e premurosa. Purtroppo la cronaca dimostra che questi episodi non sono isolati e bisogna porre un freno». Il Garante già a dicembre aveva contestato a TikTok una serie di violazioni proprio in relazione ai minori: scarsa attenzione alla loro tutela, facilità di infrangere il divieto di iscrizione agli under 13, poca trasparenza e rispetto per la privacy. Ora la decisione del blocco dopo la morte di una bimba di 10 anni.

Cnr: le regole di accesso dei minori sui social sono chiare

«Le regole di accesso dei minori sui social sono chiare: non si può accedere se si hanno meno di 13 in alcuni casi, e 14 in altri». A sottolinearlo - dopo il tragico caso della bimba palermitana morta soffocata forse durante una challenge su TikTok - è Anna Vaccarelli, primo tecnologo dell’Istituto di Informatica e Telematica del Cnr e responsabile delle Ludoteca del Registro.it che ha tra le principali mission quella dell’uso consapevole della rete da parte dei minori. «E' bene tenere presente che chiunque crea un profilo su un social accetta le condizioni 'contrattualì imposte dal social, che è sempre gestito da un privato - ricorda Vaccarelli - Nel momento in cui un bambino accede impropriamente a un social, perchè non ha ancora l’età, comunque a un certo punto, sia pure senza consapevolezza (e spesso anche gli adulti non ne hanno), clicca su 'accettò, accetta un contratto e le regole da esso imposte, tra cui, generalmente, quelle di evitare alcuni comportamenti, per esempio incitamento all’odio razziale, incitamento alla violenza sessuale ed altro ancora. In genere comportamenti che si configurano come un reato o che ci vanno vicini. In questi casi il social può bloccare l’utente e i contenuti che pubblica. Ma ci sono comportamenti, che, pur non essendo un reato definito chiaramente, costituiscono un pericolo per sè o per gli altri».

Alcune "challenge"  possono diventare pericolose

«Le "challenge" - spiega il primo tecnologo dell’Istituto di Informatica e Telematica del Cnr - in sé non sono un reato, possono essere anche divertenti, delle sfide "sane". Purtroppo alcune possono diventare pericolose, ma, anche volendo, non sarebbe facile per i social codificarle precisamente per evitare che vengano pubblicate. Non possiamo basarci solo su una azione di controllo dei social, a volte oggettivamente difficile a volte colpevolmente superficiale. Lo strumento più efficace che abbiamo a disposizione è 'l'accompagnamentò dei bambini nella loro esperienza in rete, sia per aiutarli a evitare i rischi sia a evitare di crearli. Facciamo un esempio banale: attraversare la strada. Ai nostri bambini insegniamo a evitare i rischi, attraversando sulle strisce e guardando bene a destra e a sinistra e, a chi guida, insegniamo a rallentare in prossimità delle strisce pedonali e a osservare bene, per evitare di creare un rischio a un pedone ignaro. Se usciamo dalla metafora e torniamo a Internet, uno dei problemi è che spesso i genitori non hanno gli strumenti per fare nè l’una nè l’altra cosa, perchè essi stessi conoscono poco la rete. Ma sono altrettanto convinta che se riusciamo a 'inculcarè nei nostri ragazzi alcune regole fondamentali di comportamento queste varranno sempre, nella vita reale come quando viaggiano in rete e staranno attenti a evitare comportamenti che mettono a rischio sè o gli altri». «Spiegare come usare la Rete con consapevolezza ed insegnare a navigare in sicurezza - conclude Anna Vaccarelli - è quanto fa una pletora di enti, istituzione, associazioni, tra cui il Registro.it, con la sua Ludoteca ed il Cnr, cercando di intervenire sui bambini e, quando è possibile, anche con i genitori. E’ certamente difficile per un genitore controllare la vita online del proprio figlio e per questo bisogna metterli in grado prima possibile di adottare autonomamente comportamenti corretti, nella vita reale come in rete».

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