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Mafia, il boss di Carini Freddy Gallina estradato in Italia dagli Usa. Ecco chi è

Ritenuto responsabile di tre omicidi aggravati dalla finalità mafiosa, appartenente a «Cosa Nostra», rientra in Italia dopo una battaglia per ottenere la sua estradizione durata quasi 5 anni.

Ferdinando Gallina, detto Freddy, classe 1977, colpito da tre ordinanze di custodia cautelare in carcere e ritenuto responsabile di tre omicidi aggravati dalla finalità mafiosa, appartenente a «Cosa Nostra», rientra in Italia dopo una battaglia per ottenere la sua estradizione durata quasi 5 anni. Gallina è "uomo d’onore" della famiglia mafiosa di Carini e killer della mafia, ritenuto il braccio destro per la Sicilia occidentale, ed in particolare per la provincia di Palermo, del boss Salvatore Lo Piccolo. L’arrivo oggi a Fiumicino è stato reso possibile dall’implementazione degli scambi informativi con gli Stati Uniti.

Chi è Freddy Gallina

Il boss di Carini è accusato di aver commesso tre omicidi fra la fine degli anni Novanta e gli anni Duemila, quelli di Francesco Giambanco, Giampiero Tocco e Felice Orlando. Le indagini dei carabinieri, coordinate dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, dai sostituti procuratori Amelia Luise, Roberto Tartaglia e Annamaria Picozzi, hanno ricostruito un film dell'orrore attorno a Freddy Gallina. Un racconto fatto dal pentito Nino Pipitone, pure lui un tempo esponente del clan mafioso di Carini. L’arrivo oggi a Fiumicino del boss della famiglia mafiosa di Carini, scortato dagli uomini del Servizio per la Cooperazione internazionale di polizia, è da considerare, commentano gli investigatori, «uno straordinario successo italiano». Lo è il fatto, viene sottolineato, che «un pericolosissimo criminale sconti in carcere le pene inflittegli": risultato reso possibile dagli scambi informativi, dalle metodologie operative e investigative con gli Stati Uniti, fortemente sostenuta dal prefetto Vittorio Rizzi, vice direttore generale della Pubblica sicurezza. E’ durato cinque anni l’iter procedurale che ha portato all’estradizione del killer, ritenuto il braccio destro per la Sicilia occidentale, ed in particolare per la provincia di Palermo, del boss Salvatore Lo Piccolo.
Gallina era già stato arrestato il 19 marzo 2008 dai militari della compagnia carabinieri di Carini nell’ambito dell’operazione «Tsunami», che ne aveva accertato il ruolo di reggente, in quanto collettore delle direttive relative alla gestione dei lavori pubblici e alle estorsioni e per avere mantenuto un costante collegamento con gli ex latitanti Salvatore e Sandro Lo Piccolo e Gaspare Pulizzi. Dopo un periodo di detenzione, alla fine del 2014, era stato scarcerato e sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di Carini, da cui si era allontanato nel gennaio del 2016 rendendosi irreperibile. Le tracce di Gallina, seguite dagli investigatori dell’Arma, hanno portato negli Stati Uniti dove, in effetti, viene arrestato nel novembre 2020 da personale dell’Fbi e dell’Immigration Custom Enforcement di New York, a cui era stato segnalato per l’irregolare presenza sul territorio statunitense, dove aveva fatto ingresso con documenti falsi dal Canada.

Nel frattempo, in Italia il gip di Palermo ha emesso nei confronti del latitante, sulla base delle dichiarazioni di coimputati negli stessi procedimenti, i collaboratori di giustizia Gaspare Pulizzi e Antonino Pipitone, altre tre diverse ordinanze di custodia cautelare in carcere perché ritenuto responsabile di tre omicidi aggravati dalla finalità di agevolare Cosa nostra, commessi nel biennio 1999 e 2000, quelli di Francesco Giambanco, Giampiero Tocco e Felice Orlando, ordinati dai boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Nel 2017, il ministero della Giustizia italiano, informato dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia del rintraccio di Gallina a New York, ne aveva richiesto l’estradizione in relazione alla prima ordinanza di custodia cautelare per cui era si era reso irreperibile e, successivamente, ha integrato la richiesta di arresto provvisorio a fini estradizionali anche per i due provvedimenti restrittivi emessi nei suoi confronti per gli omicidi di mafia.
Negli Usa, Gallina - figlio di Salvatore, a capo della famiglia di Carini e catturato nel 1997 essendo implicato nel sequestro e uccisione del piccolo Giuseppe di Matteo - da personaggio di primo piano della mafia siciliana, si è avvalso di una difesa tecnica che ha utilizzato ogni strumento giuridico previsto dalla legislazione americana per impedire il temuto rientro in Italia. Nel gennaio del 2020 anche il presidente della Commissione parlamentare Antimafia, che si trovava in missione a New York e Washington, ha affrontato il caso Gallina con le massime autorità locali statunitensi tra cui il ministro della giustizia, i direttori di Dea e Fbi, i due procuratori distrettuali di New York (Manhattan e Brooklyn) e vari responsabili delle Agenzie Onu che si occupano di cooperazione internazionale in materia penale.
Con l’osservanza di tutti i protocolli sanitari previsti, personale dello Scip è volato la scorsa settimana a New York per l’estradizione di Gallina, chiudendo il cerchio di un lavoro ininterrotto di cinque anni, anche attraverso l’esperto per la sicurezza italiana a New York che sul campo, affiancando l’Fbi, ha seguito da vicino tutti gli sviluppi giudiziari e investigativi.

 

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