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Covid, Speranza: "Verso un'estate diversa, ma non sia liberi tutti"

Il ministro Speranza

Il ministro della Salute Roberto Speranza immagina un’estate molto diversa da questi mesi. Ma serve attenzione e gradualità, non c'è un’ora X in cui scompaiono le misure. "Ma sono ottimista - dice a Repubblica -. Se riusciremo a vaccinare la maggior parte della popolazione, questa estate ci potremo consentire molte più libertà". Indica poi due novità in arrivo: richiamo Pfizer e Moderna a 42 giorni, non più 21 e 28. E la possibilità per gli over 60 di presentarsi agli hub per farsi immunizzare con AstraZeneca senza prenotazione con le dosi residue. Ma ora la priorità restano le persone sopra gli 80 anni e poi quelle tra 70 e 80.

Poi torna sui vaccini: Acquistare i vaccini tutti insieme in Europa è stata «un’idea giusta» ma indubbiamente si sta «pagando un prezzo: è una verità con cui dobbiamo fare i conti ma non possiamo fare il tutti contro tutti. Nelle prossime settimane ci saranno altre gare e occorrerà correggere con piglio questi errori». Il ministro della Sanità Roberto Speranza parla delle scadenze non rispettate da AstraZenica, sulla quale l’Ue continua a fare pressioni. La scadenza fissata dall’ultimatum lanciato dalla Commissione il 19 marzo scorso all’azienda anglo-svedese attraverso una lettera di diffida è infatti passata senza che siano state registrate novità significative. Una situazione di stallo confermata dallo stesso portavoce di turno della Commissione europea Johannes Bahrke. Il quale, rispondendo all’ANSA, ha ammesso che le tanto attese risposte di AstraZeneca non sono ancora arrivate. Ieri sera però la casa farmaceutica ha assicurato non solo di aver risposto, ma di aver avuto la scorsa settimana un incontro "molto collaborativo con la Commissione europea». La nuova tappa del confronto era stata in mattinata la pubblicazione sul "Corriere della Sera" di ampi stralci della lettera inviata al colosso farmaceutico dal capo negoziatore dell’Ue sui vaccini anti-Covid, l’italiana Sandra Gallina. Una missiva partita da Bruxelles, come già detto, il 19 marzo, con cui è stato chiesto all’azienda di rispettare i propri impegni contrattuali con l’Europa entro «un periodo di 20 giorni», termine dunque scaduto l’8 aprile. Il testo della lettera elenca una lunga lista di elementi che hanno portato l’esecutivo comunitario «alla conclusione che AstraZeneca non ha rispettato, e continua a non rispettare, i suoi obblighi contrattuali di produzione e consegna» delle 300 milioni di dosi iniziali per l’Ue. «Vi chiediamo formalmente e vi diamo preavviso di porre rimedio alle sostanziali violazioni contrattuali entro venti giorni da questa lettera», si legge nel testo. «Sottolineiamo - si legge ancora nel messaggio - che la sostanziale violazione dell’accordo di acquisto da parte della vostra azienda può portare a conseguenze drammatiche per la vita, la salute e la libertà di milioni di cittadini europei nella crisi Covid-19». Non solo l’appello lanciato da Bruxelles è rimasto senza risposta, ma venerdì scorso AstraZeneca ha annunciato nuovi ritardi nelle forniture.

A questo punto i riflettori sono puntati sulla Commissione e il comitato di coordinamento tra gli Stati membri dell’Unione per vedere quali saranno le prossime mosse dell’Ue in questa complessa e delicatissima partita. "Restiamo in contatto con AstraZeneca per assicurare la tempestiva consegna di un numero sufficiente di dosi», ha sottolineato il portavoce della Commissione. Poche ore dopo è arrivata la risposta della casa farmaceutica: Astrazeneca ha "risposto alla Commissione europea entro i tempi richiesti dal meccanismo di risoluzione delle controversie e la settimana scorsa il nostro team ha avuto un incontro molto collaborativo con la Commissione», ha assicurato Matthew Kent, direttore delle relazioni con i media di AstraZenecain in un messaggio email. Certo è che la vicenda AstraZeneca continua, per un motivo o per l’altro, ad essere al centro della scena. Suscitando non pochi interrogativi, compresi quelli che gli appassionati di dietrologie riconducono alla battaglia in corso tra le 'big Pharmà per il predominio su un affare, quello dei vaccini anti-Covid, di un valore talmente elevato che al momento è anche difficile stimare. Al problema delle forniture si somma infatti quello delle indicazioni e controindicazioni che si sono succedute da quando l’Ema, l’autorità europea per i farmaci, ha dato il via libera al vaccino anglo-svedese, ora ribattezzato Vaxzevria. Prendendo posizioni non in linea con le indicazioni giunte dall’Ema - che fin dall’inizio aveva giudicato il vaccino sicuro per tutte le età, limitandosi a evidenziare solo la scarsità dei dati relativi alla sperimentazione sulle persone più anziane - alcuni Paesi membri, con la Germania in testa, hanno prima limitato la sua somministrazione alle persone più anziane. Salvo poi fare marcia indietro e dare indicazioni esattamente opposte, cioè limitandone l’utilizzo ai cittadini con più di 55-60 anni.

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