Se questo è l’inizio, si preannuncia tutto in salita, almeno dal punto di vista sindacale, il percorso che potrebbe portare alla costituzione dell’Irccs al Policlinico di Messina. Un iter appena iniziato e che, in questa fase, è allo studio del ministero della Salute, dopo il placet della Regione Siciliana.
Dopo averlo invocato più volte, i sindacati hanno ottenuto un primo confronto con il commissario straordinario del Policlinico, Giampiero Bonaccorsi. E l’incontro, avvenuto lunedì, ha confermato la profonda spaccatura emersa già nelle scorse settimane. Un fronte del no, rappresentato da Cgil, Uil e Fgu-Gilda, e un fronte del sì, di cui si fanno portavoce Flp e Snals-Confsal.
«Il fatto che nessuna documentazione relativa al processo avviato sia stata consegnata – attaccano Franco Di Renzo (Flc Cgil), Angelo Alessandrino (Uil Rua) e Paolo Todaro (Fgu-Gilda) – rappresenta un fatto gravissimo e non rispettoso di una corretta informazione sindacale». Le tre sigle ribadiscono la loro «assoluta contrarietà alla trasformazione del Policlinico in Irccs» e la madre di tutte le ragioni è che si tratterebbe di «un declassamento funzionale e istituzionale del Policlinico universitario che, per propria natura, assolve a funzioni inscindibili e multidisciplinari riguardanti la didattica, la ricerca e l’assistenza». Prerogative giudicate «incompatibili con quanto la legge prevede per gli Irccs, istituti mono disciplinari e privi della funzione della didattica».
Scongiurato il rischio di privatizzazione? «Nessuna documentazione è stata ad oggi consegnata, a cominciare dalla proposta di testo statutario», è la risposta carica di scetticismo di Cgil, Uil e Fgu, scetticismo mostrato anche di fronte all’ipotesi, prospettata alla Gazzetta, nei giorni scorsi, anche dal rettore Salvatore Cuzzocrea, che al Policlinico arriverebbero 20 milioni di euro l’anno in più: «L’Irccs San Raffaele di Milano ottiene 13 milioni ed è al primo posto come finanziamento complessivo», mentre la Fondazione Policlinico Gemelli di Roma si ferma a 639 mila euro. «Sarebbe forse più opportuno – concludono – parlare di come risanare il buco di 65 milioni comunicato dall’azienda a fine 2020 o del mancato rinnovo del collegio sindacale».
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