
La Guardia costiera libica non ci sta ad essere accusata di aver ignorato un sos in mare lasciando annegare più di cento persone e attraverso un portavoce ha assicurato di aver fatto tutto il possibile per salvare quelle vite. Ma con sole due motovedette funzionanti e ben tre allarmi scattati contemporaneamente mentre il mare era in burrasca - è la versione di Tripoli - non ha potuto sventare la più recente strage di migranti. Cui potrebbe aggiungersene un’altra con un quarantina di vittime, visto che è stata segnala la scomparsa di un altro gommone.
Il caso accertato è quello del più tragico naufragio avvenuto quest’anno nel Mediterraneo centrale, come l’ha definito in un tweet l’Organizzazione internazionale per le migrazioni: un numero imprecisato di persone - oltre cento, forse 130 - annegate al largo della Libia, dopo essere rimaste per due giorni in balia di onde alte anche sei metri su un gommone salpato martedì sera da Khoms. La nave Ocean Viking dell’ong Sos Mediterranée non è arrivata in tempo a salvarli e l’Oim ha accusato «gli Stati» di essersi «rifiutati di agire per salvare le vite di oltre 100 persone». Anche il numero di emergenza Alarm Phone ha sostenuto che «tutte le autorità consapevolmente li hanno lasciati morire in mare».
I leader europei sia ieri che oggi sono rimasti in silenzio. "E' assolutamente falso», ha replicato invece al telefono con l'ANSA il portavoce della Marina libica, Massoud Abdelsamad. "Siamo intervenuti nonostante le pessime condizioni meteo» con una motovedetta, ha sottolineato il portavoce del corpo che controlla la Guardia costiera. «Ma c'erano forti venti e onde alte che rendevano quasi impossibile compiere salvataggi», ha aggiunto. Alla ricerca del gommone poi sfasciatosi è stata lanciata una motovedetta solo dopo che aveva tratto in salvo 106 migranti di un’altra imbarcazione: una tragica fatalità che attesta il bisogno della Guardia costiera libica di essere meglio attrezzata. «Al momento abbiamo disponibili solo due" motovedette, ha ricordato Massoud, ma «quel giorno avevamo tre casi: uno al confine con la Tunisia e due, compreso quello tragico, al largo di Khoms». Fonti libiche hanno ricordato all’ANSA che delle sei motovedette a disposizione della Guardia costiera di Tripoli, una ha un guasto e altre tre sono in Italia per riparazioni (che dovrebbero terminare a breve). Anche secondo quanto ricostruito da fonti italiane, due sono stati i gommoni salpati da Khoms alle 22 del 20 aprile, nonostante le condizioni meteomarine fossero pessime. L’allarme è scattato attorno alle 8 del 21 aprile e della situazione sono state informate le autorità libiche, che hanno preso il coordinamento dei soccorsi, l’Mrcc di Roma e quello di La Valletta. Da Tripoli è salpata una motovedetta della loro Guardia costiera che ha raggiunto e soccorso una delle due imbarcazioni, riportando a terra circa un centinaio di migranti. Prima di rientrare in porto, inoltre, la motovedetta avrebbe cercato anche l’altro gommone, ma le condizioni del mare hanno impedito di proseguire le ricerche. A quel punto le autorità libiche avrebbero chiesto all’Italia se fosse stata in grado di individuare delle navi in zona che potessero partecipare alle ricerche. La centrale operativa della Guardia Costiera a Roma, come previsto dalle convenzioni internazionali, ha così individuato le tre navi mercantili che erano più vicine alla zona dove era stata segnalata la presenza del gommone e hanno trasmesso le informazioni ai libici, che hanno disposto l’invio dei mercantili nell’area di ricerca. Mentre il terzo gommone segnalato da Alarm Phone con una quarantina di migranti a bordo e del quale non ci sarebbe più traccia, sarebbe partito da una zona diversa, un centinaio di chilometri ad ovest verso la Tunisia. Sulla rotta mediterranea centrale, quella che dalla Libia va alle coste italiane, solo quest’anno l’Oim aveva già contato "almeno altre 300 persone» annegate o disperse dopo che nel 2020 il numero di morti di cui sono stati recuperati i corpi è ammontato a 381 e 597 furono i dispersi.
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